
Varrebbe la pena di dire “troppo intelligenti e preparati per essere vero!”. Questa la morale della vicenda riguardante i test Invalsi che ha visto penalizzati gli studenti di secondo superiore di ben 78 scuole del Trentino e della Lombardia, tra cui il Liceo Paolo Sarpi di Bergamo.
L’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione ha infatti ravvisato nei compiti di italiano e matematica in questione un’evidente anomalia: tutti troppo corretti. E allora è scattato il sospetto del “cheating”, vale a dire dell’imbroglio.SOSPETTI COPIONI - Il dubbio, insomma, riguarda le modalità di esecuzione dei test. Studenti modello o incalliti copioni? La domanda sorge legittima considerati gli ottimi risultati generali delle classi in questione. E nel mirino dell’Invalsi cascano anche i prof perché se i ragazzi fossero, effettivamente, riusciti a scopiazzare risposte corrette, è anche possibile che gli stessi insegnanti siano stati i primi a permetterlo, o comunque ad elargire suggerimenti.
COME RILEVARE L’IMBROGLIO - Ma cosa ha fatto scattare il campanello d’allarme dell’Invalsi? Il “cheating” non è un concetto astratto, ma al contrario calcolabile attraverso un coefficiente di penalità ottenibile mediante alcuni parametri studiati dall’Istituto proprio per scovare gli imbroglioni e tutti coloro che tentano di superare il test eludendo la normale procedura di svolgimento della prova.
COMPORTAMENTI ANOMALI - Per ogni classe l’Invalsi calcola e considera la media generale dei risultati, la deviazione dei punteggi, l’omogeneità delle risposte fornite alla stessa domanda, la quantità di risposte non date. E tramite questi indicatori si arriva ad individuare i cosiddetti “comportamenti anomali”: concetto applicato a partire da quest’anno dall’Invalsi. E in cosa si possono tradurre tali anomalie? Un punteggio medio piuttosto alto, o una quantità evidentemente ingente di risposte identiche rispetto ad un medesimo quesito (possono essere corrette o meno, ciò che le rende indice di irregolarità è la perfetta uguaglianza), oppure di domande lasciate in bianco.
EPILOGO - Utilizzando come riferimento questo sistema di calcolo e di parametri, se le prove superano il livello 50, allora vengono considerate non valide in quanto sospettabili e restituite alle rispettive scuole. Questo è quello che è accaduto alle 78 scuole della Lombardia e del Trentino, rispetto alle quali i test eseguiti dai propri studenti sono risultati tutti miracolosamente troppo buoni. L’annullamento di quest’ultimi ha così abbassato immediatamente il punteggio complessivo della regione d’appartenenza. Ma di fatto non esiste una strategia certa che possa dimostrare che gli alunni di tali scuole non fossero effettivamente preparati, e neanche lontanamente imbroglioni. Altra obiezione possibile: anche se molti avessero copiato, perché dovrebbero rimetterci alcuni studenti modello che hanno affrontato il test correttamente e senza ricorrere a scaltri trucchetti?
LA PROPOSTA DEL DOCENTE - Il nuovo Preside del Liceo Sarpi, nonché componente dell’Invalsi, Damiano Previtali ha avanzato la proposta di far partecipare la scuola ad un progetto coordinato dall’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa della provincia autonoma di Trento, mirato a valutare e verificare la situazione relativa alle prove svolte. In generale le scuole che sono cascate nella rete del “cheating” dovrebbero aderire ad un’iniziativa di ulteriore verifica, al termine della quale saranno visitate da nuclei di valutazione composti da un ispettore e due esperti selezionati tra quelli inseriti in un apposito albo. In seguito gli stessi istituti nazionali dovrebbero attuare un piano di miglioramento.
Margherita Paolini