
“Le prove Invalsi sono lo spunto per una valutazione generale, non vogliono penalizzare nessuno, aiutano solo a lavorare meglio sulla formazione dei ragazzi. È preferibile sapere se un problema c’è anziché negarlo”. Il 9 maggio è il giorno atteso da tantissimi studenti delle seconde classi delle scuole superiori, quello dei Test Invalsi della scuola superiore, il questionario che genera sempre dubbi e ansie in tutti i ragazzi coinvolti. Ma, per tentare di tranquillizzarli, è intervenuto direttamente Roberto Ricci, responsabile nazionale dell’Invalsi, ospite della SkuolaTv, la videochat di Skuola.net.
“Boicottare i test Invalsi? Un danno soprattutto per gli studenti”
Nelle ultime settimane è cresciuta la polemica nei confronti di una prova considerata da molti inutile e poco attendibile. Ma l’importante, secondo Ricci, è spostare il punto di vista: “Lo scopo – sottolinea - è quello di vedere a che punto sono gli studenti. E, se non dovessero raggiungere i livelli indicati a livello nazionale, di stimolare la scuola ad aiutarli nel percorso di crescita”. Boicottare, come paventato da alcuni gruppi di docenti, per il responsabile delle prove serve a poco: “Il danno che si procura – dice Ricci - è principalmente per gli studenti, mancherebbero delle informazioni sui ragazzi. E anche i docenti avrebbero un dato in meno su cui ragionare per valutare i propri studenti. Non ci sarebbe nessuna conseguenza scolastica ma sarebbe un’occasione persa”.
Si certificano i livelli d’apprendimento nelle discipline fondamentali
Ma perché proprio italiano e matematica? "Le prove standardizzate come l’Invalsi – continua Ricci - sono un’operazione complessa; non devono essere troppo invasive sulla scuola. Perciò in tutti i Paesi ci si limita ai saperi fondamentali. Avere buoni livelli d’apprendimento nelle discipline chiave è considerato un traino anche per le altre. I programmi fissano dei traguardi, è importante sapere quanto questi vengano raggiunti. Non a scopo punitivo, ma per aiutare i ragazzi. Per vedere se manca qualcosa al loro bagaglio di competenze”.
Non nascono per dare voti ma per aiutare a migliorare l’insegnamento
Per questo non è necessaria una preparazione ad hoc per sostenere il questionario. “Non nascono per dare un voto allo studente – ribadisce il responsabile Invalsi – anche se, molto spesso, gli insegnanti danno più peso del dovuto alla prova solo per ‘costringere’ gli studenti a svolgere seriamente la prova. Sarebbe meglio che, nella correzione selezionassero le domande più vicine alle cose che fanno tutti i giorni in classe ed, eventualmente, utilizzare solo quelle per dare un voto”. Per incentivare l’attenzione degli studenti, secondo Ricci, “sarebbe forse il caso di utilizzarle in senso positivo, magari premiando i più bravi senza per questo penalizzare chi è andato male. Un buon equilibrio che gratifichi chi vuole dare il meglio di sé e non demoralizzi chi non è stato in grado di svolgerli al meglio”.
Parametro fondamentale per valutare il successo negli studi
I Test Invalsi sono uno strumento importante, cadono esattamente al termine dei primi 10 anni di scuola, “un traguardo stabilito dall’ordinamento generale che anche a livello internazionale – sostiene Ricci – è un un primo step di valutazione della crescita degli adolescenti. Sono un parametro attendibile per intravedere il loro successo futuro”. Il Miur, perciò, già da alcuni anni utilizza i risultati delle prove per promuovere azioni di miglioramento. Laddove ci sono maggiori difficoltà ci sono finanziamenti per sviluppare progetti di sostegno all’istruzione. Una fonte d’informazione su cui il Ministero punta forte. Non è un caso che nell’immediato futuro le prove Invalsi diventeranno uno dei pilastri del sistema di valutazione scolastica: dal 2019 saranno un parametro anche per l’accesso all’esame di Stato (con l’aggiunta anche del questionario d’inglese).
Come si svolgono le prove Invalsi del 9 maggio?
Ma come si svolgerà la prova del 9 maggio? “Ci saranno domande a risposta chiusa – spiega Ricci - ma anche domande argomentative, in cui lo studente è chiamato a spiegare il ‘perché’ della sua risposta. Quesiti in cui, oltre al riconoscimento della risposta corretta, si vuole verificare la capacità di ragionamento”. Per svolgerle i ragazzi potranno portare la calcolatrice (basta che non sia collegabile a Internet) mentre il dizionario non serve. Anche se per Roberto Ricci “lo strumento più importante da portare è la testa”.
I consigli per gli studenti: tranquillità e attenzione le parole chiave
Infine alcuni consigli utili ai ragazzi: “tranquillità e impegno, lettura molto attenta; le domande non sono costruire per trarre l’alunno in inganno; lo scopo è, al contrario, farsi capire. È poi fondamentale il corretto uso del tempo: affrontare prima le domande in cui ci sente tranquilli, saltando le domande più ostiche per tornarci in un secondo momento”.Marcello Gelardini