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gabriella ragazza trans palermo
Fonte foto: Via Repubblica

Mentre i ragazzi dell'Università di Pisa e di licei in gran parte d’Italia combattono per ottenere dei bagni gender-free, e quindi aperti a tutti indipendentemente dal sesso biologico e non solo, a Palermo una studentessa trans è stata esclusa dal bagno delle ragazze. “Tu tra le gambe hai quella cosa” le avrebbe detto il bidello dell’istituto situato nei pressi di corso Calatafimi, nel capoluogo siciliano, impedendole l’accesso al bagno delle donne. La preside, intervenuta in merito, ha però dato ragione al suo dipendente, impedendo quindi alla giovane l’uso dei servizi per ragazze.

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Bidello vieta l’accesso al bagno delle donne alla studentessa trans

I maschi sporcano quando vanno al bagno, mentre le ragazze no”, queste le parole con le quali un membro del personale scolastico di un istituto professionale per parrucchieri si è rivolto a una studentessa trans, "Sotto hai quella cosa" , avrebbe aggiunto sbarrandole la porta del bagno delle ragazze.

Gabriella, questo il nome della ragazza aggredita verbalmente dal bidello, sta persino pensando di lasciare la scuola che frequenta proprio a seguito di questo diverbio. "Non mi sento a mio agio, non mi trattano per quello che sono: una ragazza", spiega. Ma c’è di più: la preside è intervenuta nella faccenda, ma per prendere le parti del suo dipendente.

La preside dell’istituto: “La ragazza è in cerca di visibilità”

La dirigente scolastica dell’istituto per parrucchieri ha commentato l’accaduto dalle pagine di Repubblica, scagliandosi contro la giovane: “Penso che la ragazza stia cercando visibilità e l’ho detto chiaramente anche a lei e a sua madre quando è venuta per chiarire” ha esordito la preside.

A parte la questione dei bagni non ha mai ricevuto alcuna discriminazione. Il bidello che l’ha fermata non intendeva offenderla ma stava solo agendo nel rispetto delle lamentele mosse dai genitori di altre studentesse che ci hanno fatto sapere che non gradiscono che le loro figlie vadano nello stesso bagno in cui va un uomo”, ha concluso la dirigente scolastica.

Tuttavia, a schierarsi dalla sua parte ci hanno pensato i compagni di classe - anche se non l’intera scolaresca - e, soprattutto, i suoi docenti che hanno sottolineato come la sua richiesta di essere trattata per quel che lei è e sente di essere è più che legittima.

Per me non è non è di certo un gioco, né è carnevale. Prendo i farmaci necessari, sono seguita da un endocrinologo, vado alle sedute con lo psicologo. Combatto ogni giorno per affrancarmi come ragazza nata nel corpo sbagliatoha infine commentato la vittima dell’accaduto.

Lucilla Tomassi

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