
Il numero uno di Viale Trastevere aveva ventilato la possibilità del nuovo modello salariale già prima di Pasqua, soffermandosi sull'ipotesi di subordinare eventuali aumenti della retribuzione al livello di preparazione e formazione del singolo docente e non solo all’anzianità di servizio. Trovando però subito un’accoglienza per lo meno gelida.
-
Leggi anche:
- Mascherina, si tiene o si toglie? Cosa succederà dal 1° maggio
- 25 aprile, il sindaco vieta agli studenti di suonare "Bella Ciao"
- Professori e ATA per l'emergenza Covid potrebbero rimanere anche l'anno prossimo
Formazione continua incentivata: è questo il nodo della discordia
La discussione si è aperta proprio su uno dei punti più contestati dai sindacati del Piano per il reclutamento presentato da Bianchi: la formazione continua incentivata. Secondo la bozza della riforma, gli aumenti stipendiali dovrebbero essere legati a un percorso di formazione continua, con la creazione di una scuola di alta formazione. Questo percorso sarebbe articolato in gradi, al termine dei quali scatta la progressione salariale, attualmente legata solo all’anzianità di servizio. Sembra, comunque, che gli scatti legati all’anzianità non dovrebbero essere cancellati del tutto ma affiancati al nuovo sistema, almeno secondo ciò che si legge nella scheda tecnica di UIL Scuola sulla bozza del decreto.
Docenti contro la proposta di Bianchi: il 90% resta a favore degli scatti da “anzianità”
La formulazione, neanche a dirlo, non convince i professori, uniti nel dirsi contrari alla proposta: più del 60% l'ha infatti rispedita al mittente. Un altro 30% si è invece detto favorevole, a patto però che non vengano cancellati gli attuali “scatti” automatici. Complessivamente, è ben il 90% a non voler dire addio agli scatti di anzianità. Tra l’altro, l'opposizione al nuovo modello stipendiale accomuna sia docenti che non docenti, anche se larga parte dei rispondenti appartiene alla sfera dell'insegnamento. Tra questi ultimi, l'86,6% è insegnante di ruolo mentre solo un 9,2% di risposte arriva da insegnanti precari.Grande parte dei docenti che hanno risposto al sondaggio lavorano nelle scuole superiori (circa il 40% dei rispondenti), mentre i meno interessati all'argomento sembrano essere gli insegnanti della scuola primaria, che hanno partecipato per il 7,5% dei casi. Solo 4 risposte su 100 arrivano invece dai restanti comparti del mondo della scuola, vale a dire studenti, ATA, dirigenti e genitori. Interessante notare, infine, come più della metà delle risposte arrivino dal Centro-Sud, mentre il 31,8% proviene dal Nord-Italia.