
Panico, bruciore agli occhi e intervento delle forze dell’ordine: a Bergamo si è registrato un nuovo episodio di spray urticante all’interno di un istituto scolastico, l’ennesimo di una serie che nelle ultime settimane ha colpito diversi plessi della provincia.
Questa volta il caso riguarda una ragioneria, dove alcuni studenti hanno spruzzato dello spray al peperoncino durante la mattinata di lezioni.
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L'accaduto: sintomi e persone coinvolte
Secondo quanto riportato da 'L’Eco di Bergamo', non è ancora chiaro chi abbia azionato la bomboletta, ma le conseguenze sono state immediate: quattro studentesse tra i quattordici e i quindici anni e una bidella di cinquantotto hanno iniziato a lamentare nausea, bruciore agli occhi e irritazione alle vie respiratorie.
Il personale scolastico ha subito richiesto l’intervento dei soccorsi. In pochi minuti sono arrivati i Vigili del Fuoco, due pattuglie della Polizia di Stato e un’ambulanza. Gli operatori hanno arieggiato la classe e assistito le persone coinvolte.
Intervento rapido e nessuna evacuazione
Fortunatamente, tutto si è risolto senza la necessità di trasportare nessuno in ospedale. Dopo aver messo in sicurezza gli ambienti, gli studenti sono stati accompagnati all’esterno per consentire un adeguato ricambio d’aria. L’intervento complessivo è durato circa un quarto d’ora e non è servito evacuare l'edificio.
Una lunga serie di episodi: da Ancona a Bergamo
L'episodio, come detto, si aggiunge a una lunga sequenza di episodi analoghi che nelle ultime settimane hanno coinvolto diversi istituti italiani. Ad Ancona, il 17 ottobre, una nube urticante sprigionata durante l’intervallo aveva causato il soccorso di 25 studenti e portato all’evacuazione della scuola; le indagini avevano individuato quattro studentesse minorenni come responsabili.
Sempre a Bergamo, il 4 e 5 novembre, due scuole diverse erano state evacuate in due mattinate consecutive a causa dello stesso gesto, con decine di ragazzi assistiti nel cortile e alcuni trasportati in ospedale.
Lo spray al peperoncino, nato come strumento di autodifesa personale, sta dunque diventando uno strumento di disagio, in uno scenario che preoccupa sempre più le autorità.