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Il dibattito sull’uso dei cellulari in classe si riaccende, con la Rete degli Studenti Medi del Lazio che in questi giorni sta facendo sentire la propia voce per cambiare le cose. Schierato sotto il Ministero dell'Istruzione e del Merito, un folto gruppo di alunni è tornato a opporsi alla circolare di Valditara che di fatto vieta l’utilizzo degli smartphone a scuola.

La circolare, pubblicata a settembre, ha spinto molte scuole a cambiare i regolamenti d'istituto, ma per il collettivo studentesco non è questa la strada giusta per la scuola del futuro. La critica non è solo sul divieto in sé, ma sulle priorità del Ministero. "Così non si educa all’uso corretto dei dispositivi digitali, i quali potrebbero anzi essere di supporto alla didattica”, spiega Bianca Piergentili, Coordinatrice Regionale della Rete Studenti Lazio. 

Per questo, le ragazze e i ragazzi hanno deciso di reagire, presentando una vera e propria contro-circolare. La volontà è quella di ridiscutere la didattica e ottenere un'educazione digitale e tecnologica efficace. "Vogliamo una scuola che ci ascolti e non che ci punisca," ha ribadito Piergentili, annunciando una mobilitazione: "Anche per questo saremo in piazza il 14 novembre”.

Indice

  1. Il divieto non è la soluzione
  2. Le disuguaglianze economiche
  3. Puntare sulla formazione
  4. La circolare di Valditara
  5. La Contro-circolare degli studenti

Il divieto non è la soluzione

Il documento elaborato dagli studenti si basa su un principio fondamentale, quello di rifiutare "un approccio meramente repressivo e punitivo" che non tiene conto delle reali esigenze dei ragazzi. Secondo i ragazzi, il divieto totale non è una soluzione educativa.

Vietare lo smartphone, ormai "centrale nella vita quotidiana" di tutti, significa per la Rete degli Studenti "rinunciare al ruolo formativo della scuola". Che, invece, "può e deve essere il luogo in cui si sviluppa capacità critica, non quello in cui si impone l’obbedienza". Inoltre, definire il rapporto tra ragazzi e digitale come una "dipendenza" rischia di "stigmatizzare invece di comprendere le difficoltà".

Gli studenti citano anche uno studio di tre università spagnole che dimostra come l'uso dei cellulari possa essere positivo per l’educazione: dove l’uso era permesso in più del 26% delle scuole, il tasso di diplomati saliva dal 64% a 76%.

Le disuguaglianze economiche

La proposta avanzata dalla Rete degli Studenti Medi del Lazio chiede, poi, di riconoscere la complessità dei problemi del rendimento scolastico, che non sono solo colpa del cellulare, ma anche di "una didattica ancorata a modelli del passato" e di "disuguaglianze economiche sempre più marcate". Lo smartphone, o persino l'intelligenza artificiale, possono essere "un potente strumento di apprendimento se integrato nella didattica quotidiana".

In ballo, inoltre, c'è anche una questione economica: "Per il Ministero - dicono gli studenti - esistono dispositivi consentiti e dispositivi proibiti, il che presuppone con arroganza che tutti e tutte possano permettersi dispositivi multipli quando, per molti, il cellulare rappresenta l’unico strumento di accesso digitale".

Puntare sulla formazione

Per intregrare lo smartphone a scuola, secondo gli studenti, si dovrebbe investire soprattutto sulla formazione per i docenti all'uso consapevole delle tecnologie, per "un’educazione digitale reale". E, soprattutto, che si smetta di "trasformare gli insegnanti in ‘custodi del divieto’ e gli studenti in ‘sorvegliati speciali’". 

La conclusione è un appello: "Chiediamo alle Istituzioni Scolastiche di applicare questa circolare e reintrodurre l’utilizzo dei telefoni come strumento di supporto alle lezioni".

La circolare di Valditara

La protesta degli studenti nasce, come detto, in risposta alla circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, con la quale viene esteso il divieto di utilizzo dei cellulari anche alle scuole superiori. Già l'anno precedente lo stesso divieto era stato imposto dalla scuola dell’infanzia fino alla terza media.

Valditara ha descritto la decisione come "improcrastinabile", pertanto il divieto è stato reso valido "durante tutto l’orario scolastico, anche per scopi didattici". Le uniche eccezioni sono previste per gli studenti con disabilità (nei piani educativi personalizzati) e per gli indirizzi di studio specifici come informatica e telecomunicazioni.

La decisione ministeriale si inserisce nel più ampio dibattito internazionale sull’effetto degli smartphone sullo sviluppo intellettivo e psicologico dei giovani, citando studi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che mettono in luce gli effetti negativi del cellulare sul rendimento scolastico, e un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che descrive i rischi di dipendenza da smartphone, tra cui sintomi da astinenza e isolamento sociale.

La Contro-circolare degli studenti

Ecco il testo completo della Contro-circolare della Rete degli Studenti Medi del Lazio

“Con il presente documento si dispone una circolare alternativa che tiene conto dell’educazione digitale, della partecipazione e del rispetto delle autonomie scolastiche, poiché rifiutiamo un approccio meramente repressivo e punitivo che non risponde ai reali bisogni della comunità studentesca. Bisogna necessariamente affrontare le problematiche legate a un uso eccessivo o inconsapevole degli smartphone. Tuttavia, il divieto totale non rappresenta una soluzione educativa. Vietare uno strumento ormai centrale nella vita quotidiana di studenti e studentesse significa rinunciare al ruolo formativo della scuola: insegnare a gestire con consapevolezza e responsabilità gli strumenti digitali. La scuola può e deve essere il luogo in cui si sviluppa capacità critica, non quello in cui si impone l’obbedienza.

Per questo definire la relazione degli adolescenti con gli strumenti digitali come una “dipendenza” attribuisce un carattere patologico a un fenomeno complesso e sociale, rischiando di stigmatizzare invece di comprendere le difficoltà. Uno studio di tre università spagnole (Autonomous University of Madrid, Nebrija University e University Pablo de Olavide) dimostra che l’uso dei cellulari nel processo educativo può essere positivo: quando più del 26% delle scuole permettevano l’uso dei telefoni mobili in classe, il tasso di diplomati saliva dal 64% a 76%. Il contesto è fondamentale: vanno sempre considerate le finalità didattiche, la preparazione dei docenti e le modalità d’impiego. In Italia invece continuiamo ad analizzare i problemi del rendimento scolastico riducendoli ad un utilizzo eccessivo del cellulare. Riconosciamone la complessità e le cause più profonde: una didattica ancorata a modelli del passato, disuguaglianze economiche sempre più marcate e una pressione sociale crescente che condiziona la serenità e la motivazione di studenti e studentesse.

Promuovere il benessere e lo sviluppo cognitivo in età scolare significa educare al corretto utilizzo dei dispositivi digitali: lo smartphone o l’intelligenza artificiale possono essere un potente strumento di apprendimento se integrato nella didattica quotidiana. Per il Ministero esistono dispositivi consentiti e dispositivi proibiti, il che presuppone con arroganza che tutti e tutte possano permettersi dispositivi multipli quando, per molti, il cellulare rappresenta l’unico strumento di accesso digitale. Una didattica realmente inclusiva non può prescindere dal diritto di ogni studente a disporre degli strumenti necessari per apprendere: la scuola pubblica deve essere luogo di uguaglianza e garantire pari opportunità di accesso e formazione a chi parte da condizioni economiche svantaggiate.

In merito all’utilizzo consapevole è necessario investire nella formazione dei docenti:  attraverso corsi di formazione per l’acquisizione di competenze nell’impiegare efficacemente le tecnologie come supporto all’insegnamento. Trasformare gli insegnanti in “custodi del divieto” e gli studenti in “sorvegliati speciali” non favorisce un clima educativo sano né stimola la crescita critica, oltre a svilire il ruolo educativo del corpo docente e inasprire il rapporto tra chi educa e chi apprende.

In sintesi, crediamo in una scuola diversa, basata sull’ascolto e non sul divieto, un’educazione digitale reale, l’attenzione al benessere studentesco in senso lato e non solo inteso come conseguenza dell’uso del cellulare, maggiori investimenti per i docenti e per l’acquisto di strumenti digitali validi. Alla luce di tutto questo, chiediamo alle Istituzioni Scolastiche di applicare questa circolare e reintrodurre l’utilizzo dei telefoni come strumento di supporto alle lezioni, di opporsi alla retorica della punizione come strumento di formazione di studenti e studentesse e di cogliere questa come occasione per discutere davvero con la comunità studentesca sull’utilizzo della tecnologia in classe e, perchè no, anche al di fuori di essa.

Come studenti e studentesse aspettiamo invece una vera riforma della didattica e dei programmi scolastici, aspettiamo che si decida di investire il 5% del PIL in formazione eistruzione.

Per una scuola che sia in grado di cambiare. Per una scuola che sia in grado di ascoltare”.

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