
Se ti dicessero che a volere il divieto per gli smartphone a scuola sono proprio gli studenti, ci crederesti? Eppure è esattamente quello che sta succedendo.
Da settembre i cellulari scompariranno anche dalle scuole superiori di tutta Italia: niente più notifiche, TikTok o selfie in classe. A deciderlo è una nuova circolare firmata a giugno dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Ma la vera notizia è che questa volta il cambiamento non arriva dall’alto contro la volontà dei ragazzi. Anzi, sono proprio loro, la cosiddetta Gen Z, a guidare la battaglia contro l'abuso di tecnologia.
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Generazione Z: connessi, ma non schiavi
Contrariamente a quanto molti adulti credono, i giovani non vogliono vivere incollati agli schermi. Secondo una ricerca realizzata da 'Swg', società nata a Trieste nel 1981 e leader in Italia nel settore delle indagini demoscopiche, il 77% degli intervistati è favorevole al divieto dei social ai minori di 15 anni, come già succede in Australia. E tra i 18 e i 34 anni, il 68% è d’accordo.
I pericoli reali: dalla privacy al sonno
Dietro al consenso per il divieto dello smartphone a scuola, c’è anche una preoccupazione concreta per i rischi di questi dispositivi liberamente in mano ai più giovani.
Come riporta 'Il Messaggero' secondo il sondaggio di Swg:
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il 73% degli italiani teme il contatto con sconosciuti pericolosi;
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il 77% si preoccupa per la privacy e la condivisione di dati personali;
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il 74% segnala cyberbullismo e accesso a contenuti inappropriati (come la pornografia);
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il 66% individua nei cellulari una delle principali cause dei disturbi del sonno tra gli adolescenti.
E non finisce qui. Ci sono anche ansia da disconnessione, isolamento sociale, dipendenza. Effetti spesso più psicologici ed emotivi che legati al rendimento scolastico.
Tecnologia sì, ma con la testa: il caso dell’IA
La stessa logica si applica a un’altra grande protagonista del dibattito scolastico: l’intelligenza artificiale. Secondo i dati, il 41% dei genitori non la vuole tra i banchi, ma se usata in modo consapevole dagli insegnanti, il consenso sale al 71%.
Insomma, non è un no alla tecnologia, è "un sì alla responsabilità".