
Non si arresta la battaglia contro i diplomi ottenuti in modo illecito. Sotto la lente della Procura di Napoli Nord è recentemente finito un istituto paritario nel comune di Sant’Antimo, nella città metropolitana di Napoli. L'accusa in questo caso è di falso ideologico in concorso. Ci sono 54 indagati, tra cui figurano il preside, il vicepreside, insegnanti e gli studenti stessi, che rischiano fino a sei anni di reclusione.
Secondo gli inquirenti, la scuola non si faceva scrupoli a "vendere" i diplomi a ragazzi che, pur essendo iscritti, non avevano mai messo piede in aula. La Procura sospetta che per garantire il titolo, i registri scolastici venissero falsificati per far risultare gli studenti presenti in classe, anche se questi erano residenti in altre parti d'Italia.
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Il meccanismo messo in atto
Il meccanismo scoperto è tanto semplice quanto grave e riguarda, in particolare, l'anno scolastico 2023/2024. L'istituto, in pratica, incassava rette da diverse migliaia di euro, offrendo in cambio un diploma facile. Si parla di circa 5mila euro l’anno, che per un intero ciclo scolastico potevano arrivare a un totale di 25mila euro.
In cambio di queste somme, la scuola segnava regolarmente come presenti in classe studenti che in realtà si trovavano ben distanti dalla Campania, in città come Milano, Bologna e persino nella zona del Brennero. In questo modo, i ragazzi si assicuravano l'accesso all’esame di Stato e di conseguenza il diploma, di fatto senza mai frequentare.
Presenze falsificate ed esami superati
Le presenze venivano falsificate per rispettare la legge che impone una soglia minima di frequenza per poter rendere valido l'anno scolastico ed essere così ammessi alla Maturità. Questa soglia è pari ad almeno tre quarti del monte ore annuale. Altrimenti, senza la falsificazione dei registri, gli studenti fantasma non avrebbero potuto presentarsi all'esame.
Agli iscritti, inoltre, l'istituto non solo avrebbe garantito l'ammissione attraverso le presenze fasulle. La Procura, infatti, ritiene che essi avrebbero superato gli esami troppo agevolmente, a volte con voti superiori a 70 su 100, grazie al lavoro svolto dietro le quinte da chi gestiva la scuola finita nella bufera.
I casi simili
Quello dei "diplomifici", ovvero quelle scuole private (anche paritarie, riconosciute dal Ministero) che rilasciano titoli di studio ottenuti in maniera illecita. è un fenomeno noto e purtroppo non isolato. Nelle scorse settimane, indagini molto simili avevano già coinvolto due istituti paritari a Fermo (nelle Marche) e a Saviano (ancora in Campania), oltre a un istituto non paritario a Bologna.
Il ministero dell’Istruzione e del Merito sta contrastando da tempo il fenomeno e ha anche istituito un protocollo per collaborare con le procure e arginare questa pratica. È proprio da questa collaborazione tra Ministero e Forze dell'ordine che è scaturita anche l’attuale inchiesta della procura di Napoli Nord.
Da dove nasce l'indagine
L’indagine che ha scoperchiato il meccanismo illegale è nata in modo quasi casuale, a seguito del fermo di alcuni degli studenti iscritti nella scuola incriminata. Questi ragazzi, molti dei quali maggiorenni, sono stati intercettati in varie città e zone d’Italia, lontane dalla Campania.
Gli approfondimenti successivi hanno permesso alla Guardia di Finanza di effettuare controlli incrociati coi registri dell’istituto in cui risultavano iscritti. Il risultato? Negli stessi giorni in cui erano stati bloccati fuori dalla Campania, quei ragazzi risultavano presenti in classe nella scuola di Sant’Antimo.