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si può essere espulsi cattiva condotta risponde presideIl voto in condotta non spaventa più gli studenti. Anche le sanzioni disciplinari, un tempo efficace deterrente ai cattivi comportamenti a scuola, sembrano aver perso lo smalto. Il risultato è una scia di violenza che negli ultimi tempi si è fatta sempre più marcata.
Tanto che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha deciso di intervenire con misure ad hoc contro il bullismo negli istituti, rafforzando il controllo ed eventuali correttivi riguardo alla disciplina degli studenti. E non è raro che nel mirino degli scolari finiscano loro, i docenti, spesso ignare vittime di scherzi - se così vogliamo chiamarli - pericolosi e di cattivo giusto. L’ultimo, in ordine di tempo, ha visto protagonisti due studenti di un istituto di Bari, rei di aver colpito un docente con una pistola ad aria compressa.

Proprio l’insegnante aveva invocato sanzioni severe per i due alunni che sono stati puniti con una sospensione di 15 giorni. Una decisione presa dal Consiglio di classe che ha disposto per i due studenti il massimo dei giorni di allontanamento dall’istituto scolastico. Oltre questa soglia, infatti, è previsto lo scenario peggiore di sempre per uno studente: l’espulsione dalla scuola, con il conseguente rischio di perdere l’anno scolastico. A ben vedere, però, l’ipotesi dell’espulsione sembrerebbe più uno spauracchio che una realtà concreta. Lo ha spiegato al portale Skuola.net Cristina Costarelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio e preside del Liceo ‘Newton’ di Roma.

L’espulsione? Una misura in via di estinzione

Prima di tutto, va specificato che non esistono sanzioni disciplinari uguali per tutte le scuole. Infatti, spiega la preside, “lo Statuto degli studenti del 1998, poi integrato nel 2007, prevede che a definire le sanzioni siano i Consigli di istituto, quindi la tipologia e la gradualità delle sanzioni è definita da questo organo”. Lo stesso istituto dell’espulsione, risalente al Regio Decreto del 4 maggio 1925, oggi non esiste più. La normativa, infatti, è stata abrogata e sostituita da una legge successiva: “Quello che esiste oggi, e che i Consigli di istituto possono definire, è l'allontanamento dalla comunità scolastica, con l’esclusione dallo scrutinio e dall’esame di Stato. Quindi la sanzione che il Consiglio di istituto può prevedere nel suo regolamento è l’allontanamento, che nella sostanza poi di fatto corrisponde all’espulsione”.

Ma se un secolo fa il Regio Decreto imponeva agli espulsi il divieto di iscriversi in altri istituti del Regno d’Italia per tre anni, all’allontanamento di cui parliamo oggi “si arriva per fatti di una gravità sproporzionata”, specifica la preside. Questo perché il diritto allo studio non può essere scavalcato dalle sanzioni disciplinari, per cui l’espulsione può verificarsi “sempre e solo fuori dall’obbligo scolastico, perché chiaramente finché gli studenti sono in obbligo non c’è allontanamento che tenga: non si può impedire il diritto all’istruzione”.

Così, circa il caso dei due studenti di Bari, la dirigente scolastica del ‘Newton’ ritiene l’allontanamento un’ipotesi remota: “Si può arrivare a forme importanti di sanzione ma quella dell'allontanamento potrebbe essere fuori misura. Tant’è che ho letto nelle dichiarazioni dello stesso docente colpito che anche lui sarebbe nell’ordine di idee di non arrivare a una forma così grave di punizione”. Ciò non toglie che in questi casi la scuola dovrebbe comunque assegnare una punizione proporzionata alla gravità del gesto, “con tutta la parte correttiva, ricostruttiva che deve esserci dopo un fatto del genere ma è ovvio che non può scivolare via. Già mi pare che il docente sia stato ben disposto a non voler passare a una querela su questo fatto che, come è chiaro, il segno lo ha lasciatoconclude la Presidente dell’ANP del Lazio.