
Uno studente delle superiori, nell'anno scolastico 2023/2024, si è visto negare la possibilità di partecipare a una gita scolastica, prevista dall'8 all'11 maggio 2023.
La decisione, presa dal consiglio di classe a fine marzo 2023, è arrivata a causa di tre note disciplinari accumulate durante l'anno: una a settembre, una a dicembre e l'ultima a marzo.
Tra le contestazioni ci sarebbero state una risata "scomposta e fragorosa durante la lezione", considerata una mancanza di rispetto per la docente, il rifiuto di seguire le consegne e, in un altro caso, un più generico "comportamento poco corretto".
Era solo "vivacità"
Secondo i genitori, si trattava di comportamenti non così gravi, che indicavano al massimo un po' di "vivacità", ma non certo una "pericolosità" tale da giustificare una esclusione.
Hanno anche sottolineato che il regolamento scolastico prevedeva l'esclusione solo per "almeno tre note disciplinari gravi, legate a situazioni potenzialmente pericolose".
In pratica, per loro, le infrazioni del figlio non rientravano in questa categoria, decidendo così di portare il caso in Tribunale.
Il ricorso al Tar
La vicenda è approdata al Tar della Campania, dove i genitori hanno chiesto non solo l'ammissione del figlio alla gita, ma anche un risarcimento danni. Tuttavia, i giudici hanno respinto tutte le contestazioni.
Hanno ribadito che la scuola ha agito nel rispetto del suo regolamento, che permette l'esclusione per tre note, e che il fatto che non fossero episodi "violenti o pericolosi" è stato considerato irrilevante.
Ma il punto chiave della sentenza è un altro: la scelta del consiglio di classe "non era punitiva, ma educativa", con lo scopo di "responsabilizzare lo studente e a tutelare la convivenza scolastica".
I genitori erano a conoscenza
Un altro punto cruciale sollevato dai genitori riguardava la mancanza di comunicazione formale sull'esclusione del figlio. Sostenevano di non essere mai stati avvisati in tempo utile, come previsto dal regolamento. Ma anche su questo fronte, il Tar ha smentito la loro versione.
Risulta infatti che i genitori avevano inviato una PEC alla preside il 5 maggio 2023, chiedendo spiegazioni sulla mancata partecipazione del figlio e citando esplicitamente le tre note. Questo dimostra che erano a conoscenza sia dell'esclusione che delle sue motivazioni.
In più, le note erano visibili sul registro elettronico, consultabile dai genitori in qualsiasi momento. La sentenza è chiara: la scuola ha agito nel pieno delle sue facoltà, e la sua funzione educativa include anche decisioni che possono sembrare severe, ma che sono mirate a far crescere gli studenti nel rispetto delle regole e della civile convivenza.