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sondaggio dell'unione degli studentiL'ultimo biennio, caratterizzato dalla pandemia, ha avuto un forte impatto sulla salute psicologica degli studenti, e dei giovani in generale. Ma addossare tutte le colpe di questa drammatica situazione sociale al Covid19 sarebbe riduttivo e in un certo senso superficiale.


Sì perché già prima dell'emergenza sanitaria, il benessere psicologico dei giovani era fortemente a rischio: a testimoniarlo, i dati OCSE 2017 secondo cui il 70% dei quindicenni italiani afferma di provare ansia e stress prima di un test o un'interrogazione. E i dati che ci giungono dal sondaggio dell'Unione degli Studenti non fanno che confermare un trend in crescita, anche alla luce dei recenti disagi vissuti negli ultimi due anni. Dati alla mano, ciò che emerge dal rapporto è un quadro che non lascia spazio all'immaginazione. Tra i 3651 studenti coinvolti nel sondaggio, 9 su 10 confermano di provare ansia e/o stress prima di sostenere verifiche scritte e orali.

Attacchi di panico e ansia: la paura della valutazione

E' sostanzialmente la valutazione la fonte primaria di stress tra gli studenti. Un disagio che si riflette in disturbi come vomito o attacchi di panico prima di sostenere un test: così per 63% degli intervistati. L'eccessivo carico emotivo a cui gli studenti vengono sottoposti alla vigilia (ma anche dopo) di un test è confermato dal fatto che l'esito, positivo o negativo che sia, vada ad influire sull'umore per il resto della giornata: l'83% afferma infatti che la valutazione ha un impatto significativo sulla propria vita personale. Nel caso di una valutazione negativa però, è interessante notare come questa sia molto più impattante sugli studenti: 8 su 10 sostengono di sentirsi “giudicati negativamente” a causa della propria carriera scolastica.

La scuola investe sugli sportelli psicologici, ma non si parla del problema

In un contesto così delicato, l'UDS ha poi cercato di indagare su come le scuole cerchino di arginare un fenomeno in costante crescita. Ne è uscita però una scarsa considerazione del tema negli istituti scolastici. Nell'83% dei casi infatti non è stata organizzata alcuna attività volta a sensibilizzare gli studenti circa il benessere psicologico; inoltre, anche i docenti sembrano dare scarsa attenzione alla tematica: appena 1 studente su 3 rivela di essere incoraggiato dai propri insegnanti. Chi invece si dimostra particolarmente attento a queste situazioni sono gli studenti del gruppo classe, anche perché immersi in prima persona in questa spirale di emozioni negative: 6 su 10 affermano di ricevere supporto dai propri compagni.

Ma nonostante la scarsa attenzione riservata al dibattito sull'argomento, le scuole offrono uno sportello psicologico in cui, nella maggioranza dei casi (90%), è presente uno psicologo. Anche se non sono pervenuti dati certi circa la frequenza con la quale questa figura professionale opera nelle scuole: solo il 3,1% degli intervistati afferma che il servizio è presente tutti i giorni. Ma ciò che blocca gli studenti nel farsi consigliare dal professionista è, in molti casi, la paura di dover chiedere l'autorizzazione ai propri genitori: solo il 12,5% rivela di aver fatto ricorso ad una consulenza all'interno delle mura scolastiche.

Le richieste degli studenti: ripensare PCTO, valutazioni e tempi di studio

Alla luce della situazione appena delineata, l'UDS si è poi soffermata sulla necessità di una riforma della scuola che investa tutti gli ambiti. Prima di tutto, sul banco degli imputati c'è la didattica: non più rispondente ai bisogni degli studenti e causa di stress in molti casi. Un esempio sono i percorsi di PCTO che “pongono gli individui in condizioni di stress sempre maggiori”. Non solo, anche le lezioni teoriche avrebbero bisogno di essere ripensate: “Riteniamo al contrario sia necessario mettere maggiormente al centro anche nuove metodologie didattiche come l’educazione fra pari, l’interdisciplinarietà, il rapporto con il territorio, l’utilizzo di laboratori scolastici, la scrittura collegiale del Piano dell’Offerta Formativa” sostiene l'UDS.

In secondo luogo, come testimonia il sondaggio, anche la valutazione gioca un ruolo fondamentale nella salute degli studenti. E proprio per questo l'Unione degli Studenti propone l'introduzione della valutazione narrativa: “Un confronto tra docente e studente riguardo le eventuali lacune di quest’ultimo e un approfondimento sulle cause di determinate difficoltà”.

Non finisce però qui. La pandemia ha costretto le scuole a ridisegnare il proprio assetto, e tra le pratiche più diffuse c'è stata quella dello scaglionamento degli orari. Una scelta che, nel lungo periodo, ha impattato sulla vita degli studenti con forti ripercussioni a livello sociale. Sono molti gli studenti infatti che si sentono “ostaggio” della scuola e che non riescono a dedicarsi ad altre attività extrascolastiche. Per questo l'UDS propone di “allentare questa morsa con una riduzione del pesante carico di lavoro da svolgere a casa e delle attività scolastiche svolte al di fuori dell’orario scolastico”.

Il reddito di formazione e il potenziamento degli ambienti scolastici

La dispersione scolastica è stata tra i temi più discussi durante l'ultimo biennio. Questa legata da un lato alle difficoltà economiche e dall'altro alla volontà degli studenti di rendersi indipendenti dal nucleo familiare, almeno a livello economico, ha spinto gli studenti ha chiedere un reddito di formazione, composto da una quota diretta e da una quota indiretta: “Quello indiretto riguarda la gratuità dei servizi ai quali possono accedere le studentesse e gli studenti: dai libri di testo (attraverso il comodato d’uso) ai trasporti ma anche per quanto riguardo l’accesso a iniziative culturali come a musei e teatri. Il reddito diretto è necessario per emancipare gli individui dal reddito familiare”.

Ma la salute psicologica degli studenti non può migliorare al di fuori di un contesto che non prenda in considerazione le loro problematiche. Ecco perché anche l'ambiente scuola gioca un ruolo primario. Attraverso un approccio inclusivo, le scuole devono garantire la formazione degli studenti, in un'ottica più moderna. Da qui la richiesta dell'introduzione ufficiale delle carriere alias, della necessità di percorsi di educazione sessuale e del bisogno di affrontare sul serio la tematica del benessere mentale.