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A circa due settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico sono già molte le classi in tutta Italia ad aver di nuovo fatto ricorso alla Dad. Nonostante il proposito dei mesi scorsi da parte del ministro dell’Istruzione Bianchi di accantonare la didattica a distanza, nella realtà dei fatti sembra invece ancora difficile ripristinare in modo stabile e duraturo la tradizionale didattica in presenza.
Ad oggi infatti un primo screening sulla situazione generale in Italia, mostra che in Piemonte sono circa una settantina le classi in Dad, mentre in Puglia e nella sola città di Firenze ammontano a 40.

Nelle scuole in provincia di Agrigento invece si contano ben 8 classi in quarantena.

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Un modello nazionale per gestire la quarantena nelle scuole

Se da una parte si vuole evitare uno scenario come quello dello scorso anno, con intere scuole o Regioni in quarantena, dall’altra sul territorio nazionale si sta determinando una gestione disomogenea dei casi positivi nelle scuole. La maggior parte delle Regioni ha deciso di imporre la quarantena all’intera classe in cui risulti uno studente positivo e di imporre il tampone dopo 7 giorni per i vaccinati e dopo 10 giorni per i non vaccinati.
Tuttavia, alcune Regioni hanno organizzato il controllo dei contagi in modo diverso e autonomo: in Emilia Romagna la quarantena viene estesa ai vicini di banco dello studente contagiato, in Veneto invece è imposta al solo positivo.
E' chiaro che regna molta confusione . Così Mario Rusconi, Presidente dell’Associazione presidi (Anp) ha chiesto al ministero della Salute e al CTS di uniformare le regole.
Secondo Rusconi, come riporta IlSole24Ore, è necessario istituire un dialogo costante fra le istituzioni scolastiche e le Asl di competenza: “Chiediamo che i vari assessorati alla Salute diano indicazioni alle Asl, queste si muovono in maniera diversa a volte anche nello stesso territorio regionale, è il caos”.
Posizione che trova il sostegno di Andrea Costa, Sottosegretario alla Salute, che ritiene giusto ripensare i criteri per imporre la quarantena.

Modello “bolla” a scuola: in cosa consiste?

Per ridurre il tempo e il numero degli studenti in quarantena nel caso di soggetti contagiati, le istituzioni stanno valutando la possibilità di adottare il modello “bolla” che comporta una diminuzione sia del tempo di isolamento, da 7 a 5 giorni sia del numero di studenti coinvolti.
Si tratta di un modello già adottato per i viaggi aerei che prevede la quarantena soltanto per i passeggeri immediatamente vicini al contagiato, ovvero quelli seduti sulle due file dietro, davanti e al suo lato. Lo stesso tipo di intervento potrebbe essere utilizzato anche nelle scuole isolando non intere file ma i soli banchi immediatamente adiacenti a quello dello studente positivo.

Il modello “bolla” a scuola potrebbe essere esteso a tutto il territorio nazionale

Il modello “bolla” sarà sperimentato dalla Regione Lazio per poi essere forse esteso a tutte le altre Regioni italiane.
Come ha chiarito però l’Assessore alla Salute Alessio D’Amato a Il Sole 24 Ore, le scuole primarie rimarranno escluse in larga parte da questo tipo di soluzione a causa della mancata copertura dei vaccini sui bambini: “Non si può fare nelle scuole primarie, c’è più promiscuità, ma solo per chi ha dai 12 anni in su, e dunque si trova in classi con alte percentuali di vaccinati”.