
Il nuovo anno scolastico è iniziato da poco ma alcune regioni sono già alle prese con l'allarme contagi. Se per gli esperti si dovranno aspettare almeno due settimane per valutare l’impatto del ritorno tra i banchi di scuola, ad oggi si contano già un centinaio di contagi tra Milano, Roma, Torino e Bolzano.
Mentre si fa più insistente la necessità di procedere con un massiccio screening con tamponi salivari, Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, propone di adottare il modello delle “microbolle” anche nelle scuole italiane, sull’esempio di Francia e Germania. Ecco di cosa si tratta e quali sono le posizioni del Comitato tecnico scientifico e delle Aziende sanitarie locali.
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Ritorno in presenza e aumento dei contagi, il futuro della scuola italiana
Si è studiato quest’estate il piano per il rientro in sicurezza tra i banchi di scuola di milioni di studenti e di migliaia di docenti: obbligo del Green Pass per tutto il personale scolastico e rispetto delle principali misure di sicurezza conosciute con l’arrivo dell’emergenza sanitaria da Covid-19: mascherina sempre addosso e distanziamento interpersonale per scongiurare il rischio di contagio. Qualcosa però non ha funzionato e anche il nuovo anno scolastico in presenza ha portato con sé un centinaio di contagi in poche settimane in diverse regioni d’Italia. Come riporta il Corriere, dalla mappa delle classi che ritornano in didattica a distanza si evince che i contagi sono per più tra gli alunni della primaria e delle medie, probabilmente perché ancora non vaccinabili. Se per Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi del Lazio, bisognerebbe accelerare gli screening con tamponi salivari per “non perdere il controllo della situazione”, dall’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, arriva la proposta di adottare anche negli istituti scolastici italiani il modello delle “microbolle”. In cosa consiste? Se un alunno risulta positivo al Covid-19 non tutta la classe dovrà necessariamente andare in quarantena, ma solo i compagni di banco più vicini.
Il modello delle “microbolle”, quanto è realizzabile in Italia
Se il Comitato tecnico scientifico non ne ha ancora discusso, la proposta delle “microbolle” applicata già da Germania, Francia e Danimarca non convince le aziende sanitarie locali italiane. A loro avviso, l'indagine per stabilire i contatti strettissimi richiederebbe molto più personale, ad oggi ancora carente nella maggior parte degli istituti scolastici italiani. Al momento, dunque, valgono le procedure identificate dal ministero per lo scorso anno scolastico: se un alunno o un docente risulta positivo al test molecolare “dovrà essere invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte della ASL competente”.