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Martelletto del giudice

Una lezione di educazione fisica è costata cara a un istituto della provincia di Caserta. Il Tribunale di Napoli ha emesso la condanna a risarcire uno studente con oltre 17mila euro per un infortunio avvenuto proprio durante l’ora dedicata allo sport.

La sentenza, depositata lo scorso 30 luglio, ha riconosciuto la responsabilità della scuola, che non avrebbe garantito la sicurezza necessaria durante l'esecuzione di un esercizio pericoloso, violando il dovere contrattuale di protezione e vigilanza verso gli alunni.

Indice

  1. L’incidente
  2. Le testimonianze inchiodano la scuola
  3. La decisione del Tribunale
  4. Le responsabilità della scuola

L’incidente

I fatti risalgono all'ottobre 2020, quando l'alunno, durante una prova di corsa di velocità in palestra nell’ora di educazione fisica è andato a sbattere contro una parete, riportando la frattura bilaterale dell’epifisi distale del radio a entrambe le mani. In pratica, di entrambi i polsi.

La famiglia dello studente ha quindi deciso di intraprendere un'azione legale contro l’istituto e il Ministero dell’Istruzione, sostenendo che l'ambiente scolastico non fosse adeguato per l’attività sportiva. I genitori hano accusato la scuola di non aver predisposto misure di sicurezza adeguate, come le protezioni antiurto, e di aver utilizzato una palestra di dimensioni troppo ridotte per un esercizio che richiedeva maggiore spazio.

Le testimonianze inchiodano la scuola

La scuola in sua difesa ha sostenuto che l'alunno non avesse rispettato le istruzioni del docente, che era presente al momento dell’incidente, e che non aveva decelerato al segnale indicato, posto alla distanza di dodici metri dalla parete.

Le testimonianze di due compagni di classe, però, hanno fornito una ricostruzione diversa e più convincente. L'istruttoria dibattimentale ha rivelato che l'insegnante aveva trasformato un semplice esercizio in una "gara di velocità", invitando gli studenti a correre fino alla linea di fondo del campo per poi tornare indietro. Determinante, a carico del docente, è stato il suo non aver corretto la prima coppia di studenti che si era già spinta fino alla fine del campo senza decelerare.

La decisione del Tribunale

A un anno di distanza dall'incidente, il Tribunale ha poi stabilito che la palestra in cui si è verificato l'infortunio era priva dei minimi requisiti di sicurezza. Tra la linea di fondo campo e il muro c'erano appena 50-60 centimetri di spazio, senza alcuna protezione antiurto.

Il giudice ha smentito dunque la versione dell'insegnante, ritenendola non credibile, e ha invece ritenute veritiere le testimonianze degli studenti, le quali hanno ricostruito una dinamica diversa dei fatti.

Alla fine, sono stati riconosciuti allo studente infortunato 15.844 euro a titolo di risarcimento per danno non patrimoniale e di 1.462 euro per coprire le spese mediche sostenute dai genitori. 

La sentenza, che ha liquidato il danno biologico permanente al 5% con 39 giorni di invalidità temporanea totale, ha applicato le tabelle del Tribunale di Milano per il danno del risarcimento, tenendo in considerazione anche l’età dello studente, ovvero 15 anni all’epoca dei fatti, e all’invalidante ingessatura di entrambi i polsi.

Le responsabilità della scuola

Il Tribunale, per emettere questa sentenza, si è rifatto al principio della responsabilità contrattuale delle scuole. Secondo i giudici, l'iscrizione di un alunno stabilisce un preciso vincolo tra l'istituto e la famiglia, che impone alla scuola l'obbligo di vigilare sulla sua incolumità durante l'intero orario scolastico. 

Nel caso esaminato, i giudici ha evidenziato che la scuola non è riuscita a dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per prevenire il danno. In particolare, è stata esclusa ogni responsabilità da parte dello studente, in quanto l'incidente non è stato causato da un suo comportamento imprudente, ma dalla carenza strutturale dello spazio in cui è avvenuto.

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