Matteo Bortone
Autore
studente disabile Napoli

Un’esclusione che sta facendo molto discutere, quella avvenuta a Napoli, nel quartiere Vomero, dove un istituto linguistico ha negato l'iscrizione a un alunno con disabilità. Dopo tre anni di regolare frequenza in quella scuola i genitori si sono sentiti dire che l'istituto "non sarebbe in grado di gestirlo in aula".

Una doccia fredda per la famiglia che, dopo anni in cui il figlio ha studiato e socializzato in quell'ambiente, si ritrovano a dover lottare per un diritto fondamentale: quello all'istruzione e all'inclusione. Ora la vicenda è nelle mani degli avvocati.

Ma nel frattempo, dopo che la notizia è circolata e ha fatto parlare, arriva una nota da parte dell'istituto in questione, che chiarisce la sua posizione.

Indice

  1. La denuncia degli avvocati: "Atto discriminatorio"
  2. La proposta della famiglia
  3. L'appello de "La battaglia di Andrea"
  4. Il chiarimento dell'istituto

La denuncia degli avvocati: "Atto discriminatorio"

I legali della famiglia commentano la scelta della scuola: "Si tratta di un comportamento gravissimo, contrario ai più elementari principi di civiltà e alle norme sull'inclusione scolastica". Il rifiuto arriva dopo tre anni di integrazione, e per gli avvocati "sentirsi dire che la scuola non è in grado di accoglierlo solo perché disabile è una violenza morale e un atto discriminatorio inaccettabile nel 2025".

Un'accusa pesantissima che non lasciano cadere nel vuoto, annunciando infatti che la vicenda sarà segnalata sia al Ministero dell'Istruzione e del Merito sia all'Ufficio Scolastico Regionale per la Campania.

La proposta della famiglia

I genitori, pur di non spezzare il percorso scolastico del figlio, hanno cercato di trovare una soluzione proponendo un aiuto concreto all'istituto. Si sono offerti di pagare un educatore di supporto di tasca propria. Una mossa che dimostra la loro volontà di collaborare per garantire al figlio la continuità didattica. 

Nonostante questo: "La direzione avrebbe rifiutato anche tale proposta, senza alcuna motivazione logica o organizzativa, aggravando la lesione della dignità del minore e dei suoi familiari", fanno sapere i legali.

L'appello de "La battaglia di Andrea"

Sulla vicenda è intervenuta anche Asia Maraucci, presidente de "La battaglia di Andrea", una associazione da anni impegnata nella tutela dei diritti dei disabili. Per lei, il rifiuto della scuola si tradurrà "in un danno enorme per la formazione del bambino, per la sua socialità e la sua dignità".

Un danno non solo didattico, ma che intacca la sfera sociale e personale del giovane studente. Il suo appello: "Bisogna agire subito e restituirgli il diritto di studiare e crescere come tutti gli altri bimbi". Un monito forte a intervenire per riaffermare il principio fondamentale dell'inclusione nella scuola.

Il chiarimento dell'istituto

Dal canto suo, la scuola ha diffuso una nota per chiarire la propria posizione, definendo “inesatta, fuorviante e dannosa” la ricostruzione circolata sui media.

L’istituto precisa che il minore ha frequentato per tre anni l'asilo internazionale, un percorso ludico e ricreativo, e che per l’anno scolastico successivo i genitori avevano chiesto l’iscrizione a un programma diverso, finalizzato alla certificazione linguistica e con frequenza di una sola ora a settimana.

Trattandosi di una scuola privata, non soggetta all’obbligo di personale di sostegno, la direzione sostiene di aver comunicato “in piena trasparenza” l’impossibilità di accogliere il bambino per mancanza delle competenze necessarie a gestire la sua specifica condizione. Decisione che – si legge nella nota – sarebbe stata presa “dopo un’attenta e lunga valutazione, per tutelare in primis il minore stesso”. E oltretutto andando contro i loro stessi interessi economici.

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