
Praticare sport è importante per tanti aspetti, soprattutto quando c’è di mezzo la passione. Per questo la scuola italiana, grazie al progetto “Studenti atleti di alto livello”, oggi offre ai ragazzi - delle classi secondarie di secondo grado - la possibilità di far conciliare più agevolmente il percorso scolastico con le attività sportive impegnative, al fine di promuovere il diritto allo studio e il successo formativo.
I requisiti per aderire a questo progetto, però, non permettono a tutti gli studenti che praticano sport a livello agonistico di godere del privilegio. Tra gli esclusi, ci sono anche gli arbitri
Come segnalato a Skuola.net da Alessandro Danesi, un giovanissimo direttore di gara. Che, nonostante i tanti impegni sportivi, fatti di allenamenti e gare ufficiali da dirigere, pare infatti che non abbia il diritto di ottenere lo status di "studente atleta", affrontando così diverse difficoltà per incastrare le scadenze didattiche con le partite.
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Come si diventa studente-atleta
Il progetto, introdotto con il Decreto Ministeriale n. 43 del 3 marzo 2023, si rivolge agli studenti delle scuole superiori che praticano attività sportiva di alto livello.
Per essere ammessi, servono specifici requisiti minimi, definiti da organismi sportivi come il CONI e il CIP insieme alle relative Federazioni. Questi requisiti vengono poi approvati annualmente da una Commissione ministeriale, garantendo così che il progetto supporti gli studenti che riescono a portare avanti con successo l'impegno scolastico con una carriera sportiva di rilievo.
A tale scopo, le scuole possono attivare un Percorso Formativo Personalizzato (PFP), uno strumento flessibile che permette a questi giovani di bilanciare impegni sportivi e didattici senza compromettere i risultati in entrambi gli ambiti.
Un percorso scolastico agevolato
Lo status di studente-atleta permette, così, di accedere ad un percorso formativo personalizzato, che rappresenta una sorta di facilitazione, al fine di garantire il successo dell’alunno.
Il piano prevede l’individuazione, da parte dei docenti, di una personalizzazione delle metodologie didattiche. Tra queste ci sono:
- attività di apprendimento a distanza fornita dall’Istituto su piattaforma;
- programmazione condivisa dei tempi di consegna dei compiti assegnati;
- utilizzo di dispense e materiali didattici di supporto;
- attività di recupero in itinere;
- attività di tutoraggio – peer tutoring;
- videolezioni predisponendo un adeguato ambiente virtuale d’aula.
Oppure della personalizzazione delle verifiche al fine della valutazione, come:
- programmazione delle verifiche scritte e orali;
- verifiche orali a compensazione delle verifiche scritte;
- dispensa dalla sovrapposizione di verifiche su più materie nella stessa giornata;
- dispensa dalle verifiche immediatamente successive al rientro da impegni agonistici importanti;
- verifiche a distanza su piattaforma prevista dalla didattica digitale integrata.
Gli arbitri esclusi dal progetto
Tra le varie discipline sportive però, quella degli arbitri sembra proprio che non sia riconosciuta, come spiega il giovane atleta. Nonostante lui sia in Promozione, la seconda massima categoria regionale, con numerose trasferte da affrontare nei fine settimana, oltre ad alcune gare extra nel infrasettimanali, che richiedono un'organizzazione serrata, è così escluso da un sistema che invece supporta alcuni suoi coetanei impegnati nei campionati Juniores regionali, quindi inferiori al suo, solo perché affrontati nelle vesti da calciatore.
Il giovane arbitro sottolinea, poi, anche un’altra grande difficoltà, ovvero la mancanza di un calendario fisso, con designazioni che arrivano solo 4-5 giorni prima del match, rendendo ancora più complesso conciliare studio e passione.
Il tempo per lo studio
Proprio il tempo è il suo peggior nemico: ammette di averne troppo poco a disposizione per riuscire a fare tutto. "Con 49 gare arbitrate in una sola stagione, spesso con picchi di 3 o 4 partite a settimana, diventa una vera sfida", dice.
Un ritmo serrato che lo ha costretto a studiare anche di notte, specialmente la domenica sera, perché nel fine settimana ci sono sempre due partite. E che lo ha costretto in più di un'occasione a dover accettare voti più bassi.
La comprensione dei prof
Il giovane arbitro, nonostante le difficoltà, può almeno contare sulla comprensione dei suoi professori, che nutrono una grande stima per lui e ne riconoscono l’impegno. Questo non lo nega, anzi.
Ma, come racconta lui stesso, non godendo dello status di atleta, gli insegnanti non hanno molti poteri e devono dare conto dei risultati come se fosse un alunno come tutti gli altri.
La vita da arbitro
Alessandro, ricorda, ha iniziato da giovanissimo (a 14 anni) la sua carriera da arbitro, dirigendo partite giocate da suoi coetanei. Man mano che si cresce in questa disciplina, però, si devono fare i conti con la differenza di età dei giocatori, spesso anche molto più grandi e con maggiore esperienza. Che appena vedono un ragazzo più piccolo cercano di intimidirlo.
Ma proprio il fatto di essere costantemente sotto pressione, a suo dire, lo ha aiutato ad andare avanti seguendo contemporaneamente il doppio impegno. Nella consapevolezza, però, che avere la possibilità di ottenere lo status di atleta gli farebbe portare a casa risultati sicuramente più brillanti in ambito scolastico.