
A Bologna esplode il caso della settimana corta in un liceo artistico, dove la decisione di concentrare le lezioni dal lunedì al venerdì sta creando una frattura profonda tra dirigenza, insegnanti e famiglie.
Nel mirino ci sono soprattutto i potenziali disagi legati agli orari, ai trasporti e ai ritmi quotidiani degli studenti, tanto che un gruppo di genitori minaccia di rivolgersi agli avvocati.
Indice
- La settimana corta divide la comunità scolastica
- La preside: “Analizzate tutte le criticità”
- Delibera annullata e nuova votazione
- Le contestazioni dalle famiglie
- La lettera dei genitori all’Ufficio scolastico
- Le principali preoccupazioni
- La preside risponde: “Il sabato picchi di assenze fino al 40%”
La settimana corta divide la comunità scolastica
Il percorso verso la settimana corta, discusso da anni, ha preso forma all’inizio di settembre. A scuola non ancora iniziata, il collegio dei docenti ha espresso il proprio parere favorevole, nonostante non ci fosse ancora un progetto definitivo.
“Il 24 settembre il Consiglio d’Istituto ha poi deliberato in favore della settimana corta prendendosi l’impegno comunque di raccogliere successivamente tutte le criticità evidenziate dalla comunità scolastica”, ha spiegato la dirigente, come riportato da 'Il Corriere di Bologna'.
La preside: “Analizzate tutte le criticità”
Dopodiché, tra fine settembre e metà ottobre, la scuola ha raccolto osservazioni e dubbi: “Sono state analizzate tutte le criticità sui trasporti, sugli orari, sulle eventuali ricadute che un cambiamento potrebbe avere sui tanti ragazzi fragili che abbiamo a scuola”, ha dichiarato la preside, parlando di un lavoro basato anche su un sondaggio intermedio.
Delibera annullata e nuova votazione
Lo scorso 20 ottobre, però, la dirigente ha chiesto l’annullamento della delibera. Una scelta dettata, si legge nell’atto ufficiale, dalle richieste arrivate “da parte di alcuni genitori", che invitavano a una "maggiore trasparenza" e "al confronto", sia attraverso un tavolo di lavoro sia con la somministrazione di un ulteriore sondaggio, "per conoscere quale sia effettivamente la richiesta della maggioranza di tutta la componente scolastica, genitori, docenti, Ata e studenti”.
Il sondaggio si chiude il 16 novembre, e una nuova delibera definitiva è prevista per il 26 novembre, qualora prevalesse il “sì”.
Le contestazioni dalle famiglie
La versione più recente del progetto prevede lezioni dalle 8.10 alle 14.10 per tutti, con un rientro pomeridiano settimanale fino alle 16.40 per il biennio e fino alle 17 per il triennio. Sono, inoltre, stati individuati alcuni sabati di recupero: 2 o 3 per il biennio e 5 per il triennio. Una soluzione che molti genitori considerano insostenibile, al punto da spingerli ad avviare una raccolta firme e a valutare il ricorso alla giustizia.
La lettera dei genitori all’Ufficio scolastico
In una lettera indirizzata al dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, un gruppo di famiglie ha presentato reclamo formale contro l’iter di approvazione. I genitori denunciano “mancata trasparenza e comunicazione”, oltre a “un sistema di votazione che lascia a desiderare”. Criticano, inoltre, la progettazione stessa della settimana corta, ritenuta non sufficientemente approfondita.
Le principali preoccupazioni
Le famiglie si preoccupano soprattutto dei trasporti: “La proposta risulta priva di accurate analisi di fattibilità”, scrivono, ricordando che “la metà degli studenti è pendolare e proviene da tutta la provincia”.
Preoccupano anche i rientri pomeridiani: “Il rientro tardivo ridurrebbe drasticamente il tempo da dedicare alle attività di studio e consolidamento e costringerebbe numerosi studenti, in particolare i pendolari, a consumare il pasto principale della giornata in orari molto avanzati”. Secondo i genitori, tutto ciò provocherebbe “un inevitabile squilibrio dei ritmi circadiani”.
La preside risponde: “Il sabato picchi di assenze fino al 40%”
La dirigente, dal canto suo, difende l’impianto della settimana corta, pensata inizialmente per andare incontro alle famiglie, convinta che “il sabato e la domenica a casa per le famiglie fosse meglio”.
Ricordando, inoltre, che il nuovo orario non ridurrebbe il monte ore annuale, sottolineando problemi già esistenti: “Il sabato abbiamo spesso picchi di assenti che arrivano al 40% e i genitori non contano che circa il 50% dei ragazzi, già oggi, proprio per i trasporti ha l’autorizzazione per l’ingresso posticipato e l’uscita anticipata, vuol dire 40 minuti di lezioni in meno al giorno che sono 60 ore in meno all’anno. Perché questa preoccupazione, su un’abitudine che va avanti da anni, non l’hanno mai avuta?”.