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bullo in classe Firenze

In una scuola elementare di Firenze, le famiglie di alcuni bambini hanno organizzato uno sciopero improvvisato e per due giorni consecutivi la classe è rimasta praticamente vuota.

La protesta è nata nelle chat dei genitori, con una vera e propria azione coordinata, per lanciare un segnale forte alla dirigenza scolastica, affinché prenda provvedimenti rispetto al comportamento problematico di un nuovo alunno, definito aggressivo e troppo agitato.

“Non è uno sciopero contro di lui", specificano le mamme e i papà esasperati dalla situazione, "ma è una richiesta d’aiuto. Per lui e per i nostri figli”.

Nonostante, però, poi gli alunni siano rientrati in classe, resta ancora accesa la protesta delle famiglie in attesa di una soluzione concreta: “Senza risposte andremo avanti, stiamo consultando un avvocato per capire come muoverci".

Indice

  1. L’arrivo del nuovo compagno
  2. La scelta estrema dei genitori
  3. Come ha risposto la scuola

L’arrivo del nuovo compagno

Il bambino è arrivato a Firenze da poco con la sua famiglia ed è in quella scuola da soli due mesi, quindi in piena fase di ambientamento. Nonostante i genitori degli altri alunni raccontino che fuori dalla scuola non avrebbe problemi a socializzare, è in classe che sono emerse le difficoltà, spesso con manifestazioni violente.

Si parla di episodi come “calci alle maestre, sgambetti e spintoni ai compagni, fughe dalla classe”.

Una situazione, questa, che ha inevitabilmente impegnato al massimo le insegnanti, creando di conseguenza “seri problemi alla didattica”, che ha subito un rallentamento significativo.

La scelta estrema dei genitori

La decisione di non far andare a scuola i bambini è stata una mossa forte e sofferta, fatta per farsi ascoltare: “Abbiamo deciso di lasciare a casa i nostri figli per avere delle risposte chiare da chi di dovere", spiega una mamma. "Per sollecitare un intervento. Pensiamo che vada aiutato e non possono pensarci le maestre da sole. Sarebbe chiedergli troppo”.

Nonostante l'istituto preveda già un potenziamento, cioè la presenza di un'insegnante di supporto per sei ore alla settimana, per i genitori non è sufficiente.

Dopo lo sciopero, sono state inviate email e richieste di incontri alla dirigente scolastica, anch'essa arrivata a settembre, per trovare una soluzione, ma la risposta fa pensare che questa non sarà imminente: “La preside ci ha risposto che non ci sono fondi”.

Come ha risposto la scuola

La dirigente e l'ufficio scolastico provinciale hanno preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali, vista la delicatezza del caso e il fatto che ci sia di mezzo un minore. Tuttavia, hanno fatto sapere che la "macchina si è messa in moto". Le uniche parole che è stato possibile ottenere sono state: “Stiamo cercando una soluzione per la garanzia di tutti i bambini”.

Tra le ipotesi sul tavolo, c'è la possibilità di avere una maestra in più per la classe già dalla prossima settimana. Non si tratta, però, di un'insegnante di sostegno che è un servizio specifico, ma di un ulteriore supporto alla classe per garantire la serenità e il diritto allo studio di tutti.

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