
La Maturità è sempre un momento di grande tensione e aspettative, ma quest'anno sta diventando anche un palcoscenico per proteste inaspettate.
Dopo il caso dello studente padovano che si è rifiutato di sottoporsi all'orale, un'altra voce si leva contro un sistema scolastico che sembra troppo concentrato sui voti e poco attento alle vere esigenze dei ragazzi.
Stiamo parlando di Maddalena, 19 anni, studentessa di un liceo scientifico di Belluno, che ha scelto di presentarsi al colloquio di Maturità, rifiutandosi però anche lei di sostenerlo, sostituendolo con un discorso di più ampio respiro.
Una decisione forte, nata dalla volontà di contestare la valutazione, l'eccessiva competitività e, soprattutto, la mancanza di empatia da parte dei docenti.
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Un discorso rivolto ai docenti
Maddalena non è una studentessa ribelle senza motivo. La sua è una protesta ben ponderata, frutto di un disagio che, a quanto pare, è condiviso da molti suoi coetanei.
Come racconta al ‘Corriere del Veneto’: "Ho fatto un discorso ai professori, me l’ero preparato a lungo. Ho provato a descrivere nel dettaglio quello che secondo me a scuola non funziona".
Il suo obiettivo non era solo il voto, ma mettere in discussione i meccanismi di un'istruzione che, a suo avviso, trascura la persona a favore della performance.
Il racconto di quella mattina
Quei minuti nell'aula d'esame devono essere stati carichi di tensione, ma Maddalena non ha esitato. "Sono entrata in aula, ho pescato la traccia. Poi ho aspettato che tutti i docenti della commissione si sedessero e ho iniziato il mio discorso", ha spiegato.
Nonostante la sua scuola l'abbia preparata "ottimamente" a livello didattico, la giovane ha sentito la necessità di sottolineare una grave lacuna: la totale assenza di attenzione verso gli studenti come individui.
Per lei, il "focus dei docenti è sempre stato sui voti", e questo, a lungo andare, ha creato un divario tra la vita scolastica e le reali esigenze personali. Maddalena, che non ha mai avuto problemi di rendimento, desiderava essere vista per la "vera me", non solo come una media di voti.
La troppa competitività
Una delle critiche più forti mosse dalla studentessa riguarda l'eccessiva importanza data ai voti e la competitività che ne deriva. "Ci sono difficoltà umane che non sono state viste", ha affermato. Raccontando di come, appena arrivata al liceo, si sentisse disorientata.
Nonostante l'ottima accoglienza dei compagni, nessuno dei professori ha mai mostrato interesse per le sue difficoltà. "I docenti non guardano come sta lo studente davvero".
Maddalena precisa di non volere che i professori diventino "amici degli studenti", ma sottolinea come "la pressione per le verifiche, l’ansia, sono all’ordine del giorno e a loro pare non interessare". Questo clima spinge tutti a voler essere "i primi della classe", un obiettivo spesso incentivato anche dagli insegnanti stessi.
Gli episodi che hanno lasciato il segno
La studentessa ha anche condiviso degli aneddoti significativi che illustrano il suo malessere. "Nei primi due anni avevo una professoressa di latino che credo ce l’avesse un po’ con me. Per quanto mi sforzassi di studiare, continuavo a prendere insufficiente", ha raccontato.
Nonostante l'impegno e lo studio intenso, i risultati non arrivavano, culminando in un debito. Anche quando è stata promossa, la frase "Ti do sei, così sei contenta" l'ha lasciata amareggiata. "Io penso che guardando il mio percorso avrebbe dovuto dire altro. Mi ero impegnata molto. Ma quanto una persona si impegna non conta".
Un'esperienza simile le è capitata in fisica, dove la mancanza di sintonia con la professoressa le ha fatto "passare la voglia di studiare". Nonostante ciò, Maddalena non ha mollato i suoi sogni, confermando di voler studiare astronomia e di aver già sostenuto i test d'ingresso.
Serve una rivoluzione
La parte più sorprendente del racconto di Maddalena è forse la reazione della commissione al suo discorso. Contro ogni aspettativa, i professori l'hanno ascoltata "con interesse".
"Mi hanno detto che essendo dentro al sistema sanno che ci sono delle cose che non vanno bene, ma che cambiarle è difficile. Per la prima volta credo di aver sentito il loro aspetto umano più profondo", ha rivelato Maddalena.
Questa apertura inaspettata ha rafforzato la sua convinzione che sia necessaria una "rivoluzione". Vedendo quanti altri ragazzi hanno compiuto gesti simili, Maddalena è convinta che la sua generazione stia prendendo coscienza delle "criticità che ci sono nel mondo in cui viviamo" e che proverà a cambiarle.
L'esempio dei sistemi educativi del Nord Europa, che abbattono la competitività, potrebbe essere la strada da seguire per un futuro scolastico più empatico e inclusivo.