
Per Giuseppe Valditara, titolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito, il compito prevede essenzialmente un nuovo modello didattico, un legame più stretto col mondo del lavoro, una “rinfrescata” al corpo docenti. Ad Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, si chiede di arginare la fuga dei cervelli, garantendo nel contempo agli studenti più risorse per il diritto allo studio e più opportunità lavorative una volta terminato il percorso di studi.
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Le cose più urgenti da fare per migliorare la scuola
Ma andiamo con ordine partendo all’Istruzione: in cima alla lista delle priorità da mettere in campo per migliorare la scuola e quello che le ruota attorno, dunque, gli studenti mettono i programmi scolastici. Per 1 su 4 è infatti necessario procedere a una ristrutturazione della didattica, intesa come insieme del cosa e del come si apprende a scuola. Mentre al secondo posto emerge la richiesta che la scuola “si apra al lavoro”: circa 1 su 5 vorrebbe che gli istituti allestissero attività concrete per preparare al post-diploma, soprattutto in ottica primo impiego; una valida riforma dei PCTO è una delle cose che viene subito in mente. Una quota simile (20%), invece, lavorerebbe più sul corpo docenti, manifestando l’esigenza di avere degli insegnanti meglio formati e costantemente aggiornati.A completare il “programma” dei ragazzi, alcuni interventi considerati meno urgenti ma assolutamente necessari. Come una verifica generale delle strutture scolastiche, per renderle sicure, efficienti e confortevoli: la mette in prima linea il 13% degli intervistati. O come uno sforzo maggiore sul tema dell’orientamento, fondamentale per il 9%. A chiudere, ci vorrebbe anche una riflessione sull’offerta formativa, che si focalizzi sugli indirizzi di studio e sulla loro durata e più dialogo tra le scuole e il loro territorio di riferimento (lo dice, in entrambi i casi, il 6%).
Anche sulla formazione post-diploma c'è molto da fare
Ma, trattandosi di giovani che si trovano proprio nella fase più delicata della loro vita - tra chi si sta per diplomare e presto dovrà fare una scelta sul post-maturità, chi sta frequentando l’università e chi è in cerca di lavoro - è sembrato opportuno chiedergli di inviare un “messaggio” pure all’altro Ministro che potrebbe fare di più per loro: la neo-ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Qui le richieste ruotano soprattutto attorno alla disponibilità di fondi: per il 22% del campione l’impegno più forte dovrebbe essere profuso nell’arginare la cosiddetta “fuga dei cervelli”, aumentando le risorse per la ricerca.A seguire, sempre secondo gli studenti, ci vorrebbe un potenziamento del diritto allo studio: il 20% auspica che le voci del bilancio pubblico destinate a borse di studio o altre forme di sussidio per gli universitari, specie se fuori sede, siano più consistenti. Per il 15%, invece, particolare attenzione andrebbe data alle politiche attive per il lavoro, per aiutare davvero i giovani a trovare un’occupazione in linea con le loro aspettative una volta usciti dal periodo di formazione.
Nella stessa ottica si muovono quelli che vorrebbero un’offerta maggiore di percorsi alternativi all’università (come ITS o corsi di terziari professionalizzanti): sono il 13%. La stessa platea (13%) preferirebbe invece un allargamento dei posti disponibili negli atenei, in particolare nei corsi a “numero chiuso”. Per finire, ci sono pure quelli (9%) che si concentrerebbero su stage e tirocini, rendendoli obbligatori ma anche più “performanti”. E quelli (8%) che lavorerebbero a monte, disegnando un’offerta formativa universitaria più orientata all’occupabilità.
“Gli studenti hanno chiari i problemi del sistema di formazione italiano: contenuti che sono diventati ormai obsoleti rispetto a un mondo che è profondamente cambiato, metodologie di apprendimento ormai superate e portate avanti da docenti la cui formazione andrebbe quantomeno aggiornata. E poi le grandi ingiustizie: studenti plurititolati che sono costretti ad emigrare per trovare fortuna, studenti capaci ma senza risorse che spesso sono impossibilitati a proseguire gli studi fino ai massimi livelli a causa della carenza di fondi per il diritto allo studio. E infine: anche quando si porta a casa un titolo di studio, secondario o terziario, si rischia di non farci nulla e di restare disoccupati. Queste sono quindi le sfide a cui chiedono una risposta ai nuovi inquilini di Viale Trastevere”, così commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.