Serena Rosticci
di Serena Rosticci
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foto di education at glance 2015 presentati i dati al Miur

Meno della metà dei diplomati (42%) si iscrive al'università e fa bene. Insieme alla Repubblica Ceca, l'Italia è il Paese Ocse con un tasso di occupazione dei laureati più basso di quello dei diplomati.

Tanti, anzi troppi continuano a essere i nostri Neet, i ragazzi tra i 20 e 24 anni che non studiano e non lavorano, la percentuale più alta dei 34 Paesi Ocse. Questo secondo il rapporto Ocse "Education at Glance 2015" presentato il 24 novembre al Ministero dell'Istruzione i cui dati sono comunque antecedenti all'entrata in vigore della legge 107, più comunemente conosciuta come La Buona Scuola.

POCHI SCELGONO DI LAUREARSI - Fortunatamente non ci sono solo brutte notizie: 1 studente su 5 prende una laurea completa, quindi triennale e specialistica. Una percentuale che ci assicura un buon posizionamento, visto che ci fa stare ben 3 punti sopra la media Ocse. Ma il dato negativo è sempre dietro l'angolo: dopo la maturità, solo il 42% dei diplomati sceglie di proseguire gli studi iscrivendosi all'università, un dato che ci fa scendere a picco in terzultima posizione, dopo il Lussemburgo e il Messico. Nel 2014 gli adulti tra i 24 e i 65 anni di età in possesso di un diploma di laurea sono solo il 17%, una percentuale molto vicina a quella del Brasile, del Messico e della Turchia. In ogni caso, tra laurea breve e magistrale portiamo al terzo livello d'istruzione 1 studente su 3. Peccato che la media Ocse è di 1 ragazzo su 2.

IN ITALIA NON ARRIVANO CERVELLI IN FUGA - A questo aggiungiamo il fatto che all'estero non si è certo attratti dall'università italiana. Nel 2013, a essere iscritti in un ateneo nostrano erano circa 16mila studenti stranieri. Briciole in confronto ai 46mila di Francia e ai 68mila della Germania, tanto più che il nostro dato è persino sovrastimato: l'Italia conta in questi 16mila anche il numero di immigrati permanenti, mentre Francia e Germania solo quelli arrivati con l'unico scopo di studiare.

LA LAUREA NON AIUTA A TROVARE LAVORO. O A GUADAGNARE DI PIÙ - E i dati non sono incoraggianti nemmeno se confrontiamo quelli degli stupendi dei laureati con quelli dei diplomati: in Italia i redditi dei primi sono superiori a quelli dei secondi solo del 143%, mentre la media Ocse si aggira intorno al 160%. E se parliamo di tasso di occupazione di chi vanta un diploma di laurea sul suo curriculum, c'è di nuovo ben poco da sorridere: nel 2014 solo il 62% dei laureati italiani tra i 25 e i 34 anni poteva dire di avere un posto di lavoro, 5 punti in meno rispetto al 2010. Il dato, paragonabile a quello greco, è il più basso tra i Paesi Ocse la cui media di occupazione dei laureati nel 2014 era dell'82%.

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SE MAMMA E PAPÀ NON SONO LAUREATI... - E non finisce qui. A quanto pare la laurea in Italia non ripaga né degli sforzi, né dei soldi spesi visto che comunque chi ne è in possesso trova lavoro paradossalmente con più difficoltà rispetto a chi ha solo un diploma di maturità. Anche in questo caso, i dati ci fanno vincere il cucchiaio di legno insieme, stavolta, alla Repubblica Ceca. E anche l'ascensore sociale sembra guasto: il tasso di occupazione è particolarmente basso per i 25-34enni con un livello d'istruzione terziaria, con genitori non laureati e che hanno meno probabilità di accedere a una rete di relazioni sociali estesa per trovare un lavoro.

I NEET? TUTTI IN ITALIA - Un primato ce l'abbiamo, ma riguarda il numero dei Neet italiani. In Italia il 35% dei ragazzi tra i 20 e i 24 anni non studia e non lavora regalandoci la seconda percentuale più alta tra i Paesi Ocse. Tra il 2010 e il 2014, in questa fascia di età la percentuale di chi lavora e precipitata dal 32% al 23%, anche se quella di chi continua a stuadiare è rimasta stabile al 41%.

L'UNIVERSITÀ NON DÀ COMPETENZE - E purtroppo quella di trovare lavoro non l'unica difficoltà dei nostri laureati. No, secondo l'Ocse troppi di loro "hanno difficoltà a sintetizzare le informazioni provenienti da testi complessi e lunghi". Insomma, non riescono a capire quello che leggono tanto da sintetizzarlo. Il che vuol dire che i titoli di studio non sempre coincidono con l'acquisizione di competenze. Insieme alla Spagna, i ragazzi tra i 25 e i 34 anni con un diploma di laurea hanno uno dei punteggi più bassi in lettura e comprensione. Eppure gli investimenti dell'istruzione terziaria ci sono stati eccome. In Italia nel 2012 sono stati spesi da questa più di 10mila dollari per studente, due terzi di tutta la spesa media Ocse.

INSEGNANTI TROPPO VECCHI - Senza contare che i prof, almeno prima dell'arrivo de La Buona Scuola, sono tra i più vecchi di tutti. Nel 2013 il 57% dei maestri elementari e prof delle medie era un over 50, così come il 73% di quelli delle superiori e di 1 docente universitario su 2.

Serena Rosticci