
Buone notizie per la scuola italiana: dopo anni di numeri alti, la dispersione scolastica nel nostro Paese è scesa sotto il 10%. Un risultato di certo ancora non soddisfacente, ma che ci avvicina all’obiettivo europeo, fissato per il 2030 al 9%.
Questi sono alcuni dei dati emersi dal rapporto Invalsi proprio sulla dispersione scolastica, presentato al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Dai risultati emerge che il contributo maggiore di questo miglioramento è dato soprattutto dalle studentesse, che fanno addirittura meglio della media europea.
Ma, oltre al calo di quanti decidono di abbandonare la scuola prima del diploma, allo stesso tempo si evidenzia un altro dato, stavolta meno incoraggiante: quello di coloro che ottengono il diploma con scarsi risultati.
Come ha sottolineato Roberto Ricci, presidente dell'Invalsi, "la dispersione scolastica è un fenomeno prevalentemente maschile.
Anche negli altri Paesi. Ma in Italia lo svantaggio è maggiore. Per questo è necessario mettere in atto delle politiche mirate".Indice
I dati sulla dispersione scolastica in Italia
Le osservazioni fatte da Invalsi, sulla diminuzione dell'abbandono scolastico in Italia negli ultimi 25 anni, descrivono una tendenza misurata attraverso l'indicatore europeo ELET (Early Leaving from Education and Training).
Secondo il presidente Ricci, nel 2000, l'Italia registrava un tasso di abbandono precoce degli studi del 25,1%, uno dei più alti nell'Unione Europea.
Nel 2010, questo valore è sceso al 18,8%, segnando un primo miglioramento significativo. Il calo è proseguito negli anni successivi: nel 2022 il tasso era dell'11,5%, nel 2023 del 10,5% e nel 2024 si è attestato al 9,8%, avvicinandosi all'obiettivo europeo del 9% fissato per il 2030.
Le ragazze sono un modello da seguire
Come abbiamo visto, le studentesse italiane sono più brave della media europea nel non abbandonare gli studi. La loro percentuale di dispersione si attesta a un ottimo 7,1%, inferiore al 7,7% delle loro coetanee europee nel loro complesso.
Purtroppo, la situazione dei ragazzi è diversa. Oltre il 12% dei maschi italiani non completa gli studi, con punte ancora più alte al Sud, dove si arriva al 14,5%. Ciò vuol dire che 1 studente maschio su 7 non arriva al diploma di scuola superiore.
Proprio questo divario di genere è un aspetto cruciale da affrontare per garantire a tutti le stesse opportunità. Secondo Ricci, "i maschi sono l’anello debole sul quale bisogna intervenire, e intervenire urgentemente".
La dispersione è fatta anche di scarsi risultati
Quando parliamo di dispersione scolastica, però, non ci riferiamo solo a chi abbandona fisicamente la scuola, che come sappiamo è definita dispersione esplicita. Esiste anche una dispersione implicita, ovvero quella dei tanti studenti che arrivano alla fine del percorso scolastico con lacune enormi in materie fondamentali come italiano, matematica e inglese. Questi ragazzi hanno un diploma in tasca, ma le loro competenze sono così scarse da rendere quel pezzo di carta quasi inutile.
I dati Invalsi, su questo punto, descrivono un quadro del nostro Paese pieno di differenze: la dispersione implicita è più diffusa al Sud, laddove si avvicina al 12%, ma non è da meno il Nord, con punte preoccupanti nelle grandi città come Milano (al 7,3%), rispetto al dato regionale fermo al 2,2%, e Torino, dove addirittura risulta al 10,4%, rispetto al 3,4% a livello regionale.
Va ancora peggio nelle periferie più difficili di Milano, dove si arriva a un picco del 24% di dispersione implicita: circa un ragazzo su quattro.
Questo perché, come ha spiegato il presidente Ricci, "esistono tanti Nord e tanti Sud".
Valditara: "Individuare le fragilità per interventi mirati"
Anche il Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato i dati Invalsi, sottolineando come "la personalizzazione della didattica sia fondamentale per combattere la dispersione scolastica. Anche attraverso l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare sempre di più i talenti di ogni studente".