
Non lavorano e non studiano, in una sola parola ‘Neet’(acronimo di Not in Education, Employment or Training). E in Italia, secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse ‘Education at a glance’ diffuso oggi sono oltre un terzo dei giovani tra i 20 e i 24 anni. In dieci anni, tra il 2005 e il 2015, sono aumentati in maniera superiore, +10 punti, rispetto agli altri paesi Ocse. Nel rapporto viene anche evidenziato che i nostri docenti, più anziani che giovani, sono quasi tutte donne.
LE CAUSE - La crisi economica, che ha portato un calo del 12% del tasso di occupazione in questa fascia di età, è certamente una delle cause ma non è la sola. Nel nostro pase, a differenza di altri, in mancanza di un lavoro i giovani non pensano di intraprendere un percorso universitario, il motivo è che non giudicano tale opzione come utile per avere in futuro un’occupazione. In Grecia e Spagna invece, nonostante la diminuzione a volte maggiore della nostra, di occupazione giovanile, c’è stato un reinserimento nell’istruzione. I ragazzi greci tra i 20 e i 24 anni iscritti a un corso di studi sono aumentati del 14% mentre in Spagna del 12%. In Italia solo del 5%. “I dati del Rapporto Ocse – commenta il Ministro Stefania Giannini - offrono ogni anno interessanti spunti di riflessione e un quadro internazionale su cui ragionare. La richiesta di maggiori investimenti e maggiore attenzione a temi come quello dei Neet e della dispersione scolastica ha già trovato una risposta nell’azione di questo Governo che ha finalmente invertito la rotta sulla scuola, intraprendendo con decisione la strada del cambiamento”
Ecco qualche consiglio su quale università scegliere
POCHI AIUTI FINANZIARI AGLI STUDENTI – Nel nostro Paese, circa l’80% degli studenti universitari non riceve borse di studio o prestiti utili a fronteggiare le tasse universitarie. Solo 1 studente su 5, infatti, usufruisce di una borsa di studio, nonostante le tasse d’iscrizione ai corsi di laurea di primo livello di atenei pubblichi siano tra le più alte. Inoltre quelli che usano prestiti bancari garantiti dal settore pubblico sono al di sotto dell’1%. Proprio per combattere queste situazioni, come precisato dal Ministro Giannini, la riforma Buona Scuola ha previsto un investimento di 3 miliardi aggiuntivi all’anno sul capitolo istruzione.
IDENTIKIT DEL DOCENTE MADE IN ITALY – Sempre attraverso il rapporto dell’Ocse, è possibile tracciare una panoramica della docenza in Italia. Il primo aspetto che emerge è la bassa presenza di docenti di sesso maschile, 8 su 10 sono infatti donne. Inoltre, 6/7 professori su 10 ha più di 50 anni (58% nella scuola primaria, 59% nelle Medie e 69% nelle Superiori). Nel documento si dà tuttavia atto al governo italiano di aver varato un piano di assunzioni “abbiamo assunto 90.000 docenti nel 2015, con un Piano straordinario, e bandito un concorso per oltre 63.000 insegnanti – commenta il Ministro - contribuendo al ringiovanimento del corpo docenti. Un dato, quest’ultimo, riconosciuto anche dal Rapporto Ocse”.

Manlio Grossi
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