
Il requisito fondamentale per poter tenere le redini di una classe scolastica nel nostro Paese è, a quanto pare, poter vantare almeno mezzo secolo sulle proprie spalle. L’età media dei professori che anche quest’anno intraprenderanno il faticoso e arduo percorso dell’insegnamento sicuro, quello basato su contratti a tempo indeterminato, si attesta tra i 50 e i 60 anni.
Quali sono gli svantaggi e i vantaggi di avere prof anziani? Quali quelli relativi ad insegnanti giovani?ANCHE I PROF INVECCHIANO - Sono moltissimi i prof ad avere un’età compresa tra i 50 e i 60. E non mancano quelli nati addirittura prima degli anni ’50 con un carriera pluritrentennale alle spalle. Davvero rara è la specie dei prof under 30. Impegnati in concorsi e concorsoni, Tfa e supplenze, i giovani aspiranti prof sono davvero lontani dal gradino della cattedra. Per loro l’insegnamento appare oggi più che mai un miraggio. Questo è il panorama della scuola italiana.
MEGLIO UN PROF "VECCHIO"... - Nella lotta tra generazioni per quanto concerne la realtà dell’insegnamento, nessuno si aggiudica una vittoria schiacciante. Ci sono prof intramontabili quanto querce secolari. L’esperienza pluriennale di un over 50 non può essere ignorata, tanto meno sminuita. Il vantaggio di avere insegnanti attempati è quello di avere a che fare con persone che hanno consolidato le proprie capacità nel tempo, vivendone di tutti i colori a contatto con intere generazioni di alunni. La scuola per gli insegnanti ultracinquantenni è una sorta di seconda casa. Dottrina e vita si fondono in questo caso in un insegnamento unico che trova fondamento nei tanti anni di professione.
... O UN PROF GIOVANE? - Ma non sono sempre gli anni a fare la differenza. Ci sono prof bravi tra i trentenni così come tra i sessantenni. Tuttavia è vero che i prof under 40 hanno motivazione da vendere e l'entusiasmo tipico di chi è alle prime armi con il mestiere della propria vita. D’altra parte i giovani aspiranti prof, stando al passo con i tempi, possono vantare una certa dimestichezza con tecnologia e digitalizzazione, che spesso sono parole sconosciute per i più maturi. Gli under 30, inoltre, si aggiudicano le simpatie degli alunni con poche geniali e intuitive trovate, legate ad un approccio all’insegnamento fresco e originale. Non si tratta chiaramente di una regola priva di eccezioni.
LIMITI DEGLI UNI E DEGLI ALTRI- Infatti molto spesso l’inesperienza induce i più giovani a commettere errori, volendo dimostrarsi a tutti i costi capaci tanto quanto, se non di più, rispetto ai colleghi più grandi. A volte sono proprio i prof trentenni a rivelarsi severi ed intransigenti, e poco in grado di gestire il rapporto con gli alunni. D’altro canto anche l’anzianità è veicolo di problematiche. Con il passare del tempo la stanchezza, infatti, rischia di prendere il sopravvento e di affievolire la motivazione. Le lezioni diventano, così, interminabili ore di tortura psicologica o, meglio che vada, teatro di scambi di sms con i telefonini e giochi infantili da parte di studenti poco interessati. Esistono insomma pro e contro sia per quanto riguarda i troppo giovani, sia per quanto riguarda gli insegnanti in età da pensione.
Margherita Paolini