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Fonte foto: via Il Riformista

Nelle ultime settimane è dibattito aperto sul tema “dress code” nelle scuole. Nei giorni scorsi una professoressa del Liceo Righi di Roma, sgridando una sua alunna per la pancia scoperta, ha aggiunto “Ma che stai sulla Salaria?”, sottintendendo quindi che il vestiario poco consono della studentessa fosse simile a quello sfoggiato sulla strada romana dalle prostitute.

La frase, come vi abbiamo raccontato, ha scatenato una serie di polemiche dentro e fuori il mondo della scuola, alle quali nelle ultime ore si è aggiunto un commento ben peggiore dell’uscita infelice della docente sopracitata. Infatti sui social un ex professore del Liceo Righi, ora passato all’Orazio, ha sorpassato la collega, esternando più esplicitamente la sua opinione sul vestiario delle ragazze nelle scuole oggi.

Commento intollerabile dell’ex prof: “Siamo stufi di questi pregiudizi” commentano gli studenti

“Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr…”. Questa è la frase apparsa sui social, il cui autore è stato subito fortemente criticato.

“A pochi giorni dallo scandaloso commento di una professoressa del liceo Righi anche al Liceo Orazio leggiamo qualcosa di inammissibile“, hanno commentato gli studenti del Collettivo Ludus. “Ci battiamo e continueremo a batterci per un ambiente scolastico equo ed inclusivo, nel quale nessuno debba vedersi giudicato“.

I ragazzi continuano la dichiarazione spiegando le loro ragioni: “Nel 2022 e in un contesto scolastico è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e ‘aprirci la mente’ e invece esprime i suoi pensieri sessisti e retrogradi. Siamo stufi di pregiudizi del genere, mirati a svalutarci come studenti ed individui, come se il nostro abbigliamento fosse causa e ritratto del nostro intelletto”.

La preside si dissocia e il prof prova a chiarire

Secondo quanto riportato da Repubblica, la dirigente dell’Istituto romano Orazio, confermando che il post è stato scritto da un supplente della sua scuola, si è subito dissociata dall'esternazione apparsa sui social.

Dopo l’uragano che si è abbattuto sul docente in seguito alle sua intollerabili parole, lo stesso prof, a Repubblica, ha rilasciato una dichiarazione per provare a difendere la sua posizione: “​Pensieri che sono stati oggetto di eccessive reazioni istintive e che sono fonte di facili incomprensioni”. Ma a nulla è valso questo tentativo di placare la tempesta, in quanto i suoi colleghi già ne chiedono il lincenziamento.

I presidi chiedono provvedimenti disciplinari contro il prof

Contro le parole dell’insegnante è intervenuto anche il presidente dell'Associazione presidi di Roma Mario Rusconi, che all’Ansa, ha fermamente condannato l’uscita del docente: “Se è vero che il docente ha postato sui social quella frase, non solo ha commesso una grave scorrettezza ma dovrebbe essere sospeso dall'insegnamento.”

Rusconi ha aggiunto: “Il preside poi dovrebbe avviare un procedimento disciplinare, a quel punto l'Ufficio scolastico regionale lo metto sotto accusa ed è prevista la rimozione dall'incarico fino al licenziamento.”

Il presidente dell’Associazione Presidi afferma anche: “Se poi ci sono profili penali il preside deve mandare tutto alla procura della Repubblica e avviare un procedimento penale. Io mi muoverei così. Nel frattempo il docente può essere sospeso dal servizio in attesa del procedimento penale o disciplinare".

"Per fatti meno gravi c'è l'avvertimento scritto o la censura. Io - ripeto - se fossi stato il dirigente scolastico di quell'istituto avrei mandato tutto alla Procura della Repubblica. Fatti di questo tipo infatti - ragiona Rusconi - hanno una rilevanza forte, un insegnante, uscendo da scuola, non si spoglia del suo ruolo. Le vicende che stanno emergendo in questi giorni dimostrano come avremmo necessità di un serio sistema di reclutamento e di valutazione dei docenti, quest'ultimo non esiste e siamo gli unici un Europa. Inoltre non basta superare un concorso per diventare buoni insegnanti e imparare come si insegna, serve una preparazione specifica che al momento non c'è".