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Rifiuta di osservare il minuto di silenzio per Giulia CecchettinNella giornata di martedì, 21 novembre, tutte le scuole italiane hanno osservato un minuto di silenzio (che in molti casi è diventato un minuto di rumore) in memoria di Giulia Cecchettin, la 22enne vittima di femminicidio per mano del suo ex-fidanzato.

Eppure, in una classe, il momento commemorativo non è stato osservato. Come riportato da ‘MilanoToday’, un docente di una scuola media di Milano si sarebbe rifiutato di farlo nonostante l’insistenza degli studenti. Il prof, ascoltato poi da ‘Fanpage’, ha parlato di un malinteso.

La madre di uno studente: “Così alle nuove generazioni arriva un messaggio sbagliato”

Il dirigente scolastico della scuola aveva già fatto circolare la nota tra genitori e insegnanti: il 21 novembre sarebbe stato osservato un minuto di silenzio in classe, ore 11:00, in ricordo di Giulia Cecchettin. Aveva inoltre chiesto ai docenti della terza ora di preparare gli studenti sull’argomento, per evitare che l’insegnante dell’ora successiva dovesse spiegare la questione in fretta e furia.

Ma in una classe della scuola media milanese, il minuto di silenzio non c’è stato, come ha raccontato la mamma di uno studente all’attenzione di ‘MilanoToday’: “Mio figlio aspettava quel momento, tanto che insieme ad altri compagni ha ricordato al professore l'iniziativa”. Il docente ha però ignorato le parole dei suoi alunni e ha dato il via alla lezione. Così alle nuove generazioni arriva un messaggio sbagliato, ha continuato la madre. E poi: “Non voglio entrare nel merito del come mai non si sia potuto trovare un solo minuto da dedicare, ma vorrei far presente che i ragazzi di oggi saranno gli uomini di domani e la scuola ha un ruolo fondamentale nel sensibilizzare verso certi argomenti”.

Il docente parla di malinteso: “Sono mortificato, mi chiedo come mai i genitori non abbiano chiesto spiegazioni prima a me”

Circolata la notizia, la testata ‘Fanpage’ si è messa in contatto con il docente finito sotto i riflettori, che però ha spiegato l’accaduto parlando di un malinteso. Credevo che il minuto di silenzio l'avessero già fatto, ha detto il prof. “Non mi sarei mai sognato, altrimenti, di negare loro questo momento, anzi, è un tema di cui parliamo spesso in classe e verso il quale mi preme sensibilizzare ragazzi e ragazze. L'indicazione da parte del dirigente scolastico c'era stata”, ha precisato, “ma siccome io devo andare a prendere i ragazzi del piano di sotto e ci mettiamo alcuni minuti, vedendo altri docenti uscire dalle classi e dire che avevano fatto questo minuto di silenzio, ho dato per scontato che la classe l'avesse già fatto”.

Eppure, stando al racconto della madre, gli studenti avrebbero più volte ricordato al docente del minuto di silenzio. Il prof ha però sottolineato come proprio questo sia stato alla base del misunderstanding: Il malinteso è nato dal fatto che il ragazzo che mi ha chiesto più volte di fare il minuto di silenzio continuava a ridere. Lì mi sono anche indispettito, credevo mi stesse prendendo in giro e non mi piaceva che lo facesse su un tema così serio. Il mio errore”, ha ammesso il docente, “è stato forse non chiedere più esplicitamente anche agli altri, sinceramente non ricordo di averlo fatto”. E infine: Sono mortificato, mi chiedo come mai i genitori non abbiano chiesto spiegazioni prima a me. Quando rivedrò quella classe sicuramente avremo modo di parlare ampiamente del tema della violenza sulle donne e di recuperare non solo un minuto di silenzio, ma se è necessario ore intere”.

Il preside in difesa del prof: “Alcuni genitori non vedono l'ora di cercare gli appigli per attaccare i docenti”

Sulla vicenda è intervenuto anche il preside dell’istituto, che ha preso le difese dell’insegnante ai microfoni di ‘Fanpage’: “Quando mi è giunta la notizia ho subito contattato il docente, il quale mi ha spiegato del fraintendimento tra lui e la classe e gli credo, non c'era alcuna presa di posizione da parte sua, altrimenti l'avrebbe rivendicata dopo che il fatto è stato divulgato sui media”.

Il dirigente si scaglia poi contro quei genitori che prendono posizione e puntano il dito senza prima fare chiarezza sugli episodi: “Episodi come questi, in cui genitori contattano i giornali prima di parlare con la scuola mi sono già capitati. Alcuni non vedono l'ora di cercare gli appigli per attaccare i docenti, soprattutto quando i figli hanno un cattivo rapporto con gli stessi”.

Data pubblicazione 24 Novembre 2023, Ore 11:03 Data aggiornamento 24 Novembre 2023, Ore 11:09
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