
“Prof, l'anno prossimo rimane?” Una frase che Domenico in oltre 10 anni di insegnamento si è sentito rivolgere più volte dai suoi alunni; e una domanda a cui l'insegnante non ha mai saputo trovare risposta, e non per sua volontà.
Perché quella di Domenico è la parabola del prof precario: costretto a barcamenarsi tra concorsi, graduatorie provinciali e sistemi di reclutamento che fanno acqua da tutte le parti.
All'età di 45 anni, Domenico non è così ancora riuscito a trovare un posto di lavoro stabile tra i banchi di scuola, e questo nonostante abbia superato non uno, ma ben tre concorsi.Precario da 12 anni
“Sono un precario storico decennale. Ho superato quasi tre concorsi, ma non ho una cattedra e quest’anno non mi hanno ancora convocato per le supplenze” spiega Domenico a 'La Repubblica' che ha ricostruito la sua storia. L'uomo, che è un docente di storia e italiano, ha definito il proprio percorso “umiliante”. Effettivamente, sorprende sapere che Domenico sia ancora fuori dai giochi, nonostante un punteggio molto alto, più di 202: “Per le medie 88 allo scritto e 94 all’orale. Ma sono stato superato da riservisti con voto più basso. Al concorso per le superiori devo ancora sostenere l’orale, ma con dieci anni di servizio il punteggio dovrebbe essere più alto”.
Tre concorsi superati, nessun incarico di ruolo
Il docente, che ha sostenuto la prima tranche del concorso PNRR per la scuola 2024, andato in scena a inizio anno, non nutre molte speranze per il posto dove concorre: “I posti per la Basilicata sono solo sette, di cui la metà andranno ai riservisti. Quindi concorro per appena tre posti”.
A breve – tra ottobre e novembre – dovrebbe uscire il secondo bando del concorso docenti del piano PNRR. Per molti si tratta di una seconda occasione, ma Domenico – che di concorsi ne ha sostenuti tre – non vuole sentirne parlare: “Ho la repulsione solo a sentirne parlare. Non ha senso ripetere una prova fatta cinque mesi fa, ci ritroveremmo a studiare di nuovo degli argomenti su cui siamo già stati esaminati. Questi concorsi non hanno lo scopo di stabilizzare i precari, altrimenti le graduatorie sarebbero ad esaurimento. Mi sentirei umiliato per la quarta volta”.
Il docente, infatti, ha avuto a che fare con i reclutamenti del mondo scuola già più volte. Dal 2012, anno in cui ha iniziato a insegnare, “non ci sono stati concorsi per otto anni, poi la ministra Azzolina ha dato il via a queste modalità scellerate di reclutamento. Da allora mi ritrovo senza una cattedra, quest’anno per giunta senza una supplenza”. Nel 2020 l'insegnante aveva sostenuto il concorso straordinario 2020 superandolo con successo, ma la prova venne poi cestinata.
La beffa nelle Gps
Per quale motivo? Lo spiega direttamente il prof: “Vivo a Miglionico, in provincia di Matera, ma ho sempre insegnato ad Altamura, in Puglia, perché più comoda da raggiungere rispetto ai paesini interni della Basilicata. Forte di un punteggio molto alto, ho indicato tra le preferenze solo cinque tra le scuole in cui insegno abitualmente. Peccato che anche nelle Gps, le graduatorie provinciali di supplenza, sia stata data priorità ai riservisti. Così, pur essendo quinto in graduatoria, sono stato superato da una docente all’ottocentesimo posto che aveva indicato le mie stesse preferenze. La beffa è che lei era anche vincitrice di concorso ed è stata, quindi, assegnata da un’altra parte, ma come molti altri immessi in ruolo non si era depennata dalle Gps”. Il suo nominativo, dunque, è stato semplicemente cestinato in favore di chi si è comportato da 'furbetto': “Perché l’algoritmo non torna indietro, continua a scorrere la lista. I vincitori di concorso erano stati esortati a cancellarsi dalle Gps, ma se ne sono infischiati. Quindi adesso dovrò attendere le graduatorie di istituto”.
La passione viene sempre meno
Le conseguenze di questa condizione sono presto dette: Domenico non ha mai trascorso più di un anno con la stessa classe: “Ogni anno mi tocca salutare i miei studenti senza riuscire a dare loro una spiegazione. Una volta alcuni di loro mi hanno chiesto se potevano lanciare una raccolta firme per farmi restare. Questo continuo ricambio di insegnanti è deleterio per la continuità didattica: mi è capitato di dover lasciare delle classi al quarto anno, con ripercussioni sull’esame di maturità. La frustrazione è tanta e fiacca anche l’entusiasmo”. Non solo. Perché quando una situazione lavorativa è critica, per forza di cose, questa si ripercuote anche sulle vicende personali: “Dopo tanti anni uno si aspetterebbe una svolta, invece mi ritrovo ancora a dover seguire dei corsi abilitanti da duemila euro e pagare le trasferte per i concorsi, che per un precario sono un salasso. È una vita fatta di privazioni continue e del terrore di non riuscire a sostenere importanti progetti di vita”. Così, quasi alla soglia del mezzo secolo di vita, l'uomo si è visto costretto a chiedere una mano ai propri genitori, quantomeno per coprire le spese di "un mutuo per la casa e per le spese del matrimonio con la mia compagna".