3 min lettura
parola chiave dell’articoloTra i banchi di scuola c'è chi spesso decide di andare controcorrente. E' il caso di Francesco Pugliese, insegnante 43enne, che ha scelto di passare dall'insegnamento nelle classi comuni alla docenza di sostegno.
fonte foto: via la Repubblica

Una mosca bianca, dal momento che molto spesso avviene l'esatto contrario: docenti di sostegno che mollano la presa, chiedendo di essere trasferiti direttamente in cattedra. Intervistato da 'la Repubblica', il docente ha spiegato le motivazioni di questa scelta e quali sono le difficoltà che si celano dietro l'insegnamento di sostegno.

Dal carcere alla docenza di sostegno: la storia di Francesco

”Ho fatto una lunga gavetta, sono stato precario per 15 anni” esordisce Francesco che dal 2004 al 2019 si è messo alla prova in diversi contesti, dal carcere ai corsi di italiano per stranieri, dalle case famiglie alle pluriclassi in montagna. ”Un percorso che mi ha fatto comprendere quanto l’insegnante di sostegno sia davvero una figura che lavora per tutta la classe. Se sei solo il maestro del bambino o bambina che ti è stato affidato qualcosa non sta funzionando. È il primo concetto che occorre trasmettere” prosegue Francesco, oggi in pianta stabile a Longhena, in provincia di Brescia.

In precedenza, Francesco è stato insegnante di ruolo per tre anni e nel 2019 ha deciso di passare al sostegno, non senza qualche difficoltà. Diverse infatti sono le criticità per chi oggi decide di passare al sostegno: ”Che siamo in pochi e questo indebolisce il sistema intero. Quando ero precario mi capitava spesso di dover lasciare un alunno dopo il primo anno insieme ed era frustrante per tutti. Per lui, per la famiglia, per me che non vedevo i frutti del lavoro. È una delle ragioni per cui mi sono specializzato e diventare di ruolo per non dover cambiare ogni anno” ha evidenziato l'insegnante di sostegno.

Non è una strada facile quella dell'insegnamento di sostegno, e proprio per questo in molti abbandonano ben presto la nave: Bisogna essere portati, empatici e capaci di instaurare buone relazioni con il resto del corpo docente. Poi serve una visione globale. Sono spesso bambini di una vivacità straordinaria, magari meno bravi a scuola, ma portatori di un pensiero divergente che diventa una ricchezza per tutti. A patto di aver presente che puoi inciampare ogni giorno, tornare indietro rispetto alle conquiste. Può essere scoraggiante ma anche il lavoro più bello del mondo” conclude Francesco Pugliese.

Data pubblicazione 14 Settembre 2023, Ore 13:42 Data aggiornamento 14 Settembre 2023, Ore 13:45
Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta