
Dall’autunno siamo passati all’inverno caldo della scuola, ma a scendere in piazza oggi non sono gli studenti, ma i presidi. Le parti si sono rovesciate e per la prima volta dopo tantissimo tempo finalmente i presidi potranno capire le ragioni di chi scende in piazza.
Infatti, proprio oggi hanno protestato con un sit – in di fronte al Ministero dell’Istruzione. Non si sentirebbero considerati da questo Governo e protesterebbero “contro il blocco delle retribuzioni e la mancata perequazione con altri funzionari pubblici, ma in questo momento anche contro la riduzione degli stipendi”, spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi.
PRESIDI AL POSTO DEGLI STUDENTI
- Quante volte il vostro preside vi ha ripreso per i corridoi della scuola mentre organizzavate o partecipavate a qualche azione di protesta che credevate avesse motivi più che giusti? E quante i prof si sono arrabbiati per qualche assenza di troppo causata dalle manifestazioni? Ora la situazione si è completamente rovesciata e a stare dalla parte di chi scende in piazza non siete più voi, ma i vostri presidi a cui, alla prossima manifestazione studentesca alla quale vorrete partecipare, potrete ricordare proprio la giornata di oggi.
RUSCONI: CI HANNO COSTRETTO A SCENDERE IN PIAZZA
- Ma come mai i presidi si sono prestati ad una delle azioni che più delle altre ostacolano se a farla sono gli studenti? Lo spiega a Skuola.net Mario Rusconi, vice presidente dell’Anp: “Per la prima volta dal dopoguerra, siamo stati costretti ad indire una manifestazione contro il Ministero dell’Economia. Un Ministero che ha tolto 21 milioni di euro che erano da destinarsi agli stipendi dei presidi e al risultato di posizione dei capi di istituto. Si vogliono congelare e togliere le risorse dei presidi che vanno in pensione a favore dei di quelli in servizio”.
SOLO PRESIDI – MANAGER
- Questo senza contare che un preside, in media, si occupa della gestione fino ad un massimo di 6 istituti. Un compito che, secondo Rembado, lascia ai presidi “soltanto gli oneri non gli onori di un compito così delicato e impegnativo”. “Se questo è il modo di far risorgere la scuola – continua poi Rusconi a Skuola.net – dimostrano di non averci capito davvero niente”.
Daniele Grassucci