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di Margherita Paolini
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la preside del liceo Genovesi di Napoli scoppia in lacrime a causa dell'assedio della scuola e del rischio camorra

La fase dell'occupazione scolastica è una tradizione che si perpetra ormai da anni, trasmettendosi di generazione in generazione. Un’arma a disposizione della classe studentesca che rappresenta per i giovani un baluardo dei propri diritti e una dichiarazione di guerra nei confronti di chi questi stessi diritti mostra di non volerli rispettare.Ma a Napoli non è solo questo.

Sembrerebbe proprio che qui le scuole occupate siano solo un'occasione ghiotta per la camorra, che entrerebbe con estrema facilità per danneggiarne le strutture. E mentre nella Capitale pochi giorni fa si discuteva dell’esclusione dei disabili da questa esperienza e dei disagi relativi, arriva ora la notizia della Preside del liceo Genovesi di Napoli scoppiata in lacrime a causa dell’occupazione barbarica della propria scuola.

PRESIDE IN LACRIME - Il liceo Genovesi di Napoli, come tanti altri istituti superiori della Penisola, è caduto in questo autunno infuocato nelle mani dei propri studenti. Un assedio che va avanti ormai da giorni e che era stato apparentemente interrotto dall’intervento notturno della Digos che era riuscita a sgomberare la scuola. Ma gli studenti hanno avuto la meglio, e rioccupato tempestivamente l’edificio. Così ieri, mentre presso la Biblioteca dell’Istituto Pimentel Fonseca in piazza del Gesù nella città partenopea si teneva un dibattito sulla scuola e l’importanza dell’educazione a cui hanno preso parte anche il sottosegretario Bouché, e numerosi dirigenti scolastici, la povera Giuseppina Buonaiuto, questo il nome della Preside del Genovesi, in lacrime dichiarava il suo stato di allarme non potendo neanche uscire dalla scuola assediata dai ragazzi.

GLI ATTI VANDALICI E IL RISCHIO CAMORRA - Giuseppina Bonaiuto ha denunciato a gran voce, supportata dall’intero collegio docenti, come anche da Armida Filippelli, Preside del Galiani e del Garibaldi, la sua esasperazione per una situazione di profondo pericolo per la propria scuola. Secondo quanto dichiarato dalla prof del liceo, Giusy Tagliaferro, l’istituto sarebbe diventato “oggetto di una devastazione morale”. Questo a causa del fatto che l’occupazione al Genovesi di Napoli ha dato il via ad una serie di atti vandalici, come scritte sui muri, bagni rotti, e spazzatura sparsa in maniera del tutto irrispettosa di quel luogo. Questo anche per via del libero accesso ad estranei concordato evidentemente durante l’occupazione. L’allarme più insistente, infatti, riguarda proprio il fatto che molte scuole occupate diventano il bersaglio ideale della camorra e della criminalità organizzata.

OCCUPARE CON RAGIONE - E così i cari studenti passano rapidamente dalla parte di difensori dei propri diritti, a quella di primi nemici del proprio futuro. L’occupazione al Genovesi di Napoli non è più occupazione, ma solo guerra al massacro. La devastazione di una scuola, in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo, è una battaglia combattuta rovinosamente contro se stessi. Quello che dovrebbe essere il luogo sacrosanto dell’istruzione, diritto per il quale i giovani di tutta Italia protestano ormai da mesi, si trasforma così in un terreno fertile per lo sviluppo e l’insediamento tra gli adolescenti della criminalità organizzata, nello specifico della camorra. E così l’occupazione non semplicemente smarrisce il suo senso, la sua identità, ma capovolge completamente ciò a cui essa dovrebbe mirare, diventando occasione di forte pericolo per i giovani. Per questo vale la pena di considerare che, se motivata da giuste ragioni e condotta con raziocinio e dignità, l’esperienza dell’occupazione dovrebbe svolgersi entro i confini dell’educazione e della civiltà, e soprattutto a porte chiuse. Perché gli studenti dovrebbero essere i primi a proteggere la propria scuola e non, al contrario, lasciarla alla mercé di estranei.

E nella tua scuola l’occupazione come si svolge?

Margherita Paolini