
Quasi tutte le scuole sono connesse a Internet e molto presto la tecnologia diventerà protagonista non solo del tempo libero ma anche della didattica degli studenti. Ma il lavoro da fare è ancora tanto. Per questo il Miur, pur consapevole del buon lavoro fatto sinora, rilancia il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) attraverso un programma – in 16 passi, in partenza dall’autunno 2017 – per far diventare la scuola italiana davvero pronta alle sfide del futuro. In totale 140 milioni di euro per i laboratori professionalizzanti in chiave digitale; 15 milioni per estendere il registro elettronico a tutte le classi del primo ciclo; 2,5 milioni per la creazione di ambienti didattici innovativi contro la dispersione scolastica nelle scuole delle periferie. In più, l’insediamento di tre gruppi di lavoro al Ministero per portare le competenze digitali in modo strutturale negli ordinamenti scolastici e per regolamentare l’uso dei device personali (tablet, smartphone, ecc) in classe.
Una scuola sempre più sensibile all’innovazione
“L’innovazione una sfida per ogni individuo e organizzazione. Lo è per interi settori e per le economie di interi Paesi. È normale, quindi, che lo sia anche per il sistema educativo – ha sottolineato la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, intervenendo al convegno organizzato dal Miur ‘Il Piano Scuola Digitale incontra il Paese’ - Per troppo tempo la scuola è stata considerata un luogo lontano dall’innovazione. Tra i pregi della Buona Scuola vi è indubbiamente l’inversione di questa narrativa”.
Connessioni presenti ovunque ma ancora troppo lente
Internet: è questa la vera priorità per l’immediato futuro. Perché se, da un lato, i dati ci dicono che quasi tutte le scuole hanno ormai una connessione. Dall’altro, c’è da considerare che la banda larga nella maggior parte dei casi è ancora un miraggio. I numeri, però, sono confortanti: su 3.500 istituti analizzati dal Ministero, il 97% è connesso ad Internet per la didattica; ma la quota di quelle che hanno un collegamento ‘adeguato’ precipita al 47%. Per quanto riguarda, invece, il cablaggio interno degli istituti, il 48% degli edifici è interamente cablato, il 75% dei laboratori è cablato e connesso, così come il 56% delle aule.
Sulla didattica digitale c’è molto da fare
Anche se, aldilà degli aspetti strutturali, la cosa fondamentale è il tipo di didattica che si riesce a mettere in campo. In questo caso il lavoro da fare è ancora tanto. Perché solo il 54% delle aule è predisposta in tutto e per tutto alla didattica digitale e appena il 50% delle scuole promuove l'utilizzo di strumenti digitali personali in classe (il cosiddetto BYOD, Bring Your Own Device).
Il bilancio della ministra Fedeli è comunque positivo
Ma il bilancio che fa la ministra di questi primi passi del PNSD è comunque positivo: “I dati che abbiamo presentato oggi – dice la Fedeli - parlano chiaro. I passi avanti fatti in poco più di un anno e mezzo sono stati straordinari e il cambio di passo visibile, prima di tutto alle scuole. Solo due anni fa i numeri evidenziavano una storia molto diversa. Una scuola che vedeva solo le briciole degli investimenti in innovazione e un rapporto OCSE che raccontava un’Italia indietro di 15 anni in fatto di digitalizzazione. Una grossa fetta di questo divario è ora stata colmata, con coraggio e determinazione”.
Le 16 azioni per il futuro della scuola digitale
Entrando nel cuore dei 16 progetti, le azioni annunciate coprono un po’ tutto le scenario collegato al legame tra scuola e digitale: oltre ai già accentai 140 milioni per i laboratori, i 2,5 milioni le scuole di periferia e i 15 milioni per potenziare il registro elettronico, ci saranno 5,7 milioni per la manutenzione della strumentazione tecnologica nelle scuole del I ciclo. In più, servizi digitali più semplici ed efficienti per le scuole, nuovi siti web delle scuole, un kit per la cittadinanza digitale presente in ogni istituto, attività sulle discipline STEM, la creazione di una community online per gli animatori digitali e di team per il digitale delle scuole.Marcello Gelardini
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