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“Vogliamo il nostro prof!

Sperano in un happy ending come quello dello scorso anno le mamme dei ragazzi della futura 3G della scuola media statale ‘Monteverdi’ di Milano. Per loro infatti si ripete la ‘battaglia’ contro il trasferimento del prof dei loro figli. Già lo scorso anno avevano chiesto e ottenuto che il docente, non titolare della cattedra ma assegnatario, non venisse trasferito assicurando quindi continuità alla didattica. Quest’anno si è di nuovo al punto di partenza ma le agguerrite mamme si sono messe già in moto.

Una storia che si ripete

“La situazione è la stessa, la docente titolare non c’è per le sue ragioni, la cattedra è libera e avrà anche quest’anno l’assegnazione provvisoria”. Così Maria Steffanoni, una delle mamme dei ragazzi della 3G, descrive quanto sta accadendo quest’anno. In nome della continuità didattica ritenuta “fondamentale”, i genitori hanno riattivato la pagina Facebook - creata appositamente lo scorso anno - scritto al Presidente del Consiglio Gentiloni e consegnato a mano una petizione alla Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli. “Aspettiamo un segnale concreto – continua la signora Steffanoni – siamo state un pochino più brave rispetto allo scorso anno anche se rimane un’iniziativa organizzata senza un aiuto né politico né di altro genere”. Le mamme, anche se l’hanno già spuntata lo scorso anno e per il momento hanno avuto un riscontro dal Provveditorato, non se la sentono di cantare vittoria ma aspettano l’inizio dell’anno scolastico.

Le ragioni della loro richiesta

Così come lo scorso anno, a spingere le mamme dei ragazzi della futura 3G è il criterio della continuità didattica ma non solo. Il docente, che ha un monte di ore significativo, insegnando ai ragazzi tutte le discipline umanistiche, ha avuto modo in questi due anni di conoscere bene i ragazzi e seguirli nel loro percorso scolastico. “Se non fosse confermato per il prossimo anno – afferma la signora Steffanoni – ai ragazzi mancherebbe una spalla forte, anche in vista dell’esame di terza media che dovranno affrontare a giugno”. La preoccupazione di non rivedere il docente in classe non colpisce solo i genitori ma anche e soprattutto gli studenti. “Ci aspettiamo – conclude Steffanoni – che ci ridiano il prof perché vogliamo che siano le persone ad occuparsi delle persone e non i computer”.

Manlio Grossi

Data pubblicazione 10 Luglio 2017, Ore 13:02
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