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Il primo giorno di scuola a Torino è stato segnato da un gesto di solidarietà, che però non è stato letto in modo positivo da tutti: un minuto di silenzio dedicato alla popolazione di Gaza, vittima negli ultimi mesi di costanti bombardamenti. 

L'iniziativa, promossa dalla rete informale "Scuola per la pace Torino e Piemonte", ha visto una larga adesione da parte di studenti, docenti e persino genitori in numerose scuole del capoluogo. La manifestazione è stata un modo per esprimere vicinanza e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle sofferenze del popolo palestinese, unendo la comunità scolastica in un momento di riflessione e pace. 

Un gesto che anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha elogiato: "È senz'altro positivo il minuto di silenzio che le scuole, nella loro autonomia, hanno deciso di dedicare alla commemorazione di tutte le vittime dei conflitti, in particolare i bambini, i giovani, che ogni giorno muoiono in tante zone di guerra nel mondo. La pace è un valore fondante della nostra civiltà", ha detto Valditara.

Ma non tutti l'hanno interpretata così. In particolare, l'Unione delle comunità ebraiche, che mette in guardia sulla "pericolosità" della scelta.

Indice

  1. L’iniziativa Torinese
  2. Ucei: scelta pericolosa

L’iniziativa Torinese

L'iniziativa che invita al minuto di silenzio per il popolo palestinese è stata abbracciata anche da altre scuole di varie parti d'Italia, sull'onda dell'opera di sensibilizzazione fatta da gruppi come "Docenti per Gaza" e dall'"Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole". Così, da Torino, si è presto estesa in grandi città come Venezia, Trento, Pordenone, Pisa, Piacenza.

Le ragioni di questa scelta sono state annunciate con un post su Instagram, in cui docenti e studenti unitariamente scrivono: “Sono ormai quasi due anni che assistiamo impotenti allo sterminio sistematico che si sta compiendo a Gaza, dove la popolazione civile ha subito inerme la distruzione del proprio ambiente di vita, con un’immane strage, stimata in circa 300.000 persone uccise e che, per i sopravvissuti, ha significato la perdita di amici e parenti, quando non la distruzione di intere famiglie. Continui sfollamenti, continui bombardamenti, senza cibo, senza acqua, senza cure mediche, in condizioni di vita insostenibili”. 

Anche il sistema didattico palestinese, ovviamente, sta soffrendo terribilmente di questa situazion:  “Come docenti - proseguono gli organizzatori - siamo poi dolorosamente consapevoli dello scolasticidio che ha portato, secondo diverse fonti, alla distruzione o danneggiamento di circa il 90% delle scuole di Gaza e alla demolizione di tutte le università della regione, cioè alla cancellazione del sistema educativo palestinese. Un’intera generazione di studenti, oltre 600.000 bambine/i e ragazze/i, è privata del diritto umano all’istruzione. Biblioteche, musei, archivi, librerie, moschee, edifici storici sono ridotti in macerie, disintegrando le tracce di una storia millenaria”.

Ucei: scelta pericolosa

L’Unione delle comunità ebraiche, però, non ci sta e ha commentato negativamente l’iniziativa del minuto di silenzio, lanciando anche un appello al ministro Valditara: "Dinanzi a numerose iniziative che invitano nel primo giorno di scuola a dedicare l'attenzione con forme diverse" come "un minuto di silenzio, unicamente alle sofferenze subite a Gaza, sentiamo il dovere di rimarcare la pericolosità di tali scelte, per l'impegno che invece il sistema scolastico deve generare in termini di rispetto ed equilibrio". 

Nel comunicato si legge: "È un preciso dovere nel primo giorno di scuola ricordare tutti coloro che non possono spensieratamente e liberamente vivere questo momento, con il pensiero rivolto anche ai bambini israeliani, ex ostaggi ed orfani, feriti e sofferenti per i crimini subiti dal massacro di Hamas del 7 ottobre", o ai "bambini ucraini".

"In queste iniziative", continua l'Unione delle comunità ebraiche italiane, "sembra mancare un riconoscimento della complessità della situazione e del contesto che ha portato all'escalation del conflitto, a partire dall'attacco terroristico del 7 ottobre 2023, compiuto da Hamas contro civili israeliani".

Infine, ci si rivolge alle istituzioni: "Con l'apertura del nuovo anno scolastico, l'Unione delle comunità ebraiche Italiane desidera richiamare l'attenzione di ogni soggetto coinvolto - ministro, dirigenza, ispettorati, docenti, studenti, famiglie, sindacati - al proprio grado di partecipazione e responsabilità, per favorire la frequenza in un ambiente accogliente e tutelato".

Concludendo: "Solo in uno spazio equilibrato gli studenti possono acquisire, con gradualità e maturità, le competenze che li guideranno a sviluppare una coscienza personale, consapevole e autonoma, di fronte alle sfide, ai dilemmi morali e laceranti e alle tragedie del nostro tempo”, conclude l’Ucei.

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