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Valditara educazione sessuale scuola
Fonte: Facebook

Quello che per l’opposizione è un “divieto” all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole primarie e medie, per il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è invece una serie di "balle”. Tutto è partito con le accuse da parte della segretaria del PD, Elly Schlein, e di molti altri colleghi, che denunciava un blocco su queste tematiche.

A mettere i puntini sulle "i" è intervenuto direttamente Valditara, in un'intervista con Gino Zavalani, direttore editoriale di Esperia, con cui ha voluto chiarire la situazione, basandosi su un principio fondamentale: "La legge scrive testualmente quanto sta scritto nei programmi scolastici".

Questo significa che, per capire cosa si insegna (e cosa no), bisogna andare a leggere cosa stabiliscono i programmi attuali. "È ora di fare chiarezza su questa storia dell'educazione sessuale a scuola, dopo le balle che sono state raccontate da esponenti dell'opposizione, paludati intellettuali, giornalisti e che abbiamo letto tutti sui social", ha spiegato il Ministro.

Indice

  1. Cosa dicono i Programmi Scolastici?
    1. I risultati positivi nelle scuole
  2. Il “No” alle teorie di fluidità di genere

Cosa dicono i Programmi Scolastici?

Contrariamente a quanto si dice, secondo Valditara, i programmi sono ricchi di contenuti. Il Ministro ha citato esattamente cosa si insegna nei vari gradi scolastici, smentendo l'idea che certi argomenti siano stati banditi:

  • Scuola dell'Infanzia: l'obiettivo è "conoscere il corpo umano e le principali differenze fra i due sessi".

  • Scuola Primaria: i bambini devono "riconoscere le parti principali del corpo umano nei suoi diversi organi apparati" e "acquisire le prime informazioni su riproduzione e sessualità". Si parla anche di "conoscere gli elementi fondamentali del corpo umano e le funzioni riproduttive".

  • Scuola Secondaria di Primo Grado (Medie): i ragazzi devono "comprendere la diversità biologica mettendo in relazione elementi di base genetica e di evoluzione". E ancora, devono "mettere in relazione struttura e funzioni degli apparati del corpo umano, fra cui anche l'apparato riproduttivo".

Non solo, si approfondisce anche "il rapporto fra scienze e salute, esaminando fattori come lo sviluppo puberale". Pertanto, Valditara ribadisce che i programmi prevedono anche di "conoscere i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili".

Inoltre, ha dichiarato: “Ci sono pagine e pagine nei nuovi programmi scolastici e già nelle nuove linee guida sull’educazione civica, e si parla addirittura per la prima volta di educare all’empatia. Cos’è l’empatia se non educare alla affettività? Si parla di sviluppo dell’empatia emotiva ed affettiva".

Un passaggio ritenuto "decisivo" è l'obiettivo di apprendimento, quindi obbligatorio: "Particolare attenzione andrà a riservata al contrasto alla violenza contro le donne per educare relazioni corrette e rispettose al fine altresì promuovere la parità fra uomo e donna”.

I risultati positivi nelle scuole

Per capire l'impatto di queste linee guida, Valditara ricorda i risultati ottenuti dal Ministero attraverso una verifica nelle scuole superiori. Che mostrano dati incoraggianti: “Abbiamo chiesto alle scuole superiori e abbiamo voluto capire dal 2024 in avanti se sono state applicate queste linee guida. Ci ha risposto l’87% delle scuole superiori: il 96% ha applicato programmi di educare alle relazioni, educare al rispetto verso la donna, educare dunque a comportamenti che sviluppino empatia nei confronti dell’altro sesso nei rapporti fra sessi”. 

Ma la cosa più importante è la reazione degli studenti: i docenti, nel 70% dei casi, hanno "registrato un cambiamento di comportamento da parte dei giovani". Un segnale che l'approccio sta dando i suoi frutti.

Il “No” alle teorie di fluidità di genere

Il punto di maggiore attrito riguarda le "teorie sull'identità e la fluidità di genere". Il ministro Valditara ha spiegato che il no non è all'educazione sessuale in generale, ma alla presentazione delle cosiddette teorie gender nella mente dei bambini più piccoli.

Il motivo è evitare di creare problemi nel loro processo di sviluppo: "Noi non vogliamo che i bambini abbiano confusione nella mente parlando di teorie e ascoltando teorie sull’identità e la fluidità di genere". Questi argomenti sono legittimi, spiega, ma potranno essere affrontati più avanti, in età adolescenziale, solo "se i genitori daranno il loro consenso".

Inoltre, è stata introdotta una novità importante sulle modalità di insegnamento non più da associazioni variegate ma da esperti, ovvero “da psicologi, da medici, da docenti universitari", per evitare l’indottrinamento.

Infine Valditara conclude e ribadisce: "Educazione sessuale, sì, l’abbiamo fatta e continueremo a farla, educazione alle relazioni all’empatia e dunque all’affettività l’abbiamo inserita nei programmi scolastici e nell’educazione civica. Teorie di genere, fluidità di genere e quant’altro solo con il consenso di genitori a partire da una certa età, basta con le balle”.

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