
Le aggressioni nei confronti dei professori sono in aumento: non sono solo le pagine di cronaca a dirlo, ma anche i dati del Ministero. Una tendenza preoccupante, che spinge il Governo a intervenire attraverso delle misure più stringenti, volte a tutelare la sicurezza del reparto insegnanti.
L’ultimo eclatante caso è quello di Varese: uno studente 17enne ha accoltellato una prof alla schiena.
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Aggressioni ai docenti da parte dei familiari in aumento del 111%
A confermarlo ci sono i dati del Ministero: le aggressioni ai danni degli insegnanti sono in aumento. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sottolinea in particolare una tendenza: “Per le aggressioni compiute dai genitori si registra un aumento esponenziale”. Il confronto è con i dati dell’anno scolastico, come fa sapere il ministro a ‘Il Messaggero’: “Il monitoraggio lo abbiamo istituito l’anno scorso, prima non si sapeva quali e quanti fossero gli episodi di violenza nelle scuole italiane. Ma in questo confronto da un anno all’altro registriamo un fenomeno significativo. Nell’ultimo anno scolastico avevamo avuto 36 casi, ora dopo neanche cinque mesi siamo a 27, ma se guardiamo solo alle aggressioni da parte dei familiari c’è già un aumento del 111%. Per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti invece si registra un leggero calo, -11%”.
Un dato particolarmente significativo che pone al centro la responsabilità educativa da parte delle famiglie. “Ecco perché se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti non solo dell’aggredito, ma anche dello Stato. È lo Stato a subire un danno di immagine e reputazionale, e dunque ha il diritto di essere risarcito”.
Più sicurezza, Valditara: "Nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole"
Dal mondo della scuola, anche per questo, si chiede maggiore sicurezza. Ma la soluzione non è semplice, sottolinea Valditara, che però propone: “Nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”. E poi, riferendosi a quanto avvenuto a Varese, dove un ragazzo ha aggredito una professoressa: “È chiaro che agire solo dal punto di vista repressivo non basta, bisogna intervenire prima. Quando un ragazzo ha problemi che possono sfociare in episodi di aggressività non può essere abbandonato a sé stesso. Anche dare valore al voto in condotta, come abbiamo fatto nel disegno di legge ora all’esame del Parlamento, per questi casi serve a poco”. Prosegue Valditara: “La scuola deve essere supportata con un servizio di tipo psicologico, eventualmente psichiatrico. I ragazzi che abbiano un forte disagio vanno aiutati. Voglio parlarne con il collega Schillaci: se il ministero della Salute sarà d’accordo, potremmo creare un presidio a livello di distretti provinciali, per offrire alle famiglie e alle scuole un punto di riferimento, un presidio territoriale a cui rivolgersi”.
Tra le misure messe in campo dal Governo, da questo punto di vista, c’è appunto il disegno di legge in via di approvazione: “È una riforma che dobbiamo approvare rapidamente. Bisogna dare più importanza al voto in condotta, che con questa legge tornerà a fare media e inciderà sul voto di maturità, con il cinque in condotta si viene bocciati e con il sei rimandati a settembre. Si modifica l’istituto della sospensione, che non significherà più stare a casa davanti alla playstation, chi viene sospeso deve fare più scuola non meno scuola. E per le violazioni gravi si prevedono attività di cittadinanza solidale, come aiutare gli anziani nelle case di riposo o lavorare in una mensa per i poveri, esperienze che possono insegnare il senso di solidarietà, la consapevolezza dell’altro, il senso del dovere. Un ragazzo deve imparare che non ci sono solo i propri diritti”.
E poi le misure per i genitori violenti, che aggrediscono i docenti. Per loro è prevista “un’aggravante specifica” che ne inasprisce le sanzioni. Conclude Valditara: “Vogliamo riportare nelle scuole il principio del rispetto delle regole. Abbiamo iniziato a farlo con i diplomifici. Dobbiamo anche dare supporto ai presidi che giustamente vogliono far rispettare la legge. Ricordo a tutti che le occupazioni, decise oltretutto spesso da minoranze, violano il diritto costituzionale allo studio, e sono illegali”.