
Roma, 8 settembre. Con fumogeni, cartelloni e slogan, alcuni studenti dei licei romani hanno inscenato un sit-in davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito per contestare il divieto di utilizzo degli smartphone a scuola, introdotto dal ministro Giuseppe Valditara e da quest'anno esteso anche alle scuole superiori.
Una protesta che, secondo gli organizzatori, va ben oltre la questione dei cellulari e punta il dito contro un’intera visione della scuola.
Una protesta generazionale
Al centro della contestazione c’è la circolare ministeriale n. 3392 del 16 giugno 2025, che impone nelle scuole superiori lo spegnimento e la rimozione dalla vista del cellulare durante l’intero orario scolastico, non solo nelle ore di lezione.
“Questa è una decisione ipocrita, che non tiene conto dei veri problemi della scuola”, hanno dichiarato alcuni manifestanti. L’iniziativa è stata promossa, in particolare, da Osa – Opposizione Studentesca d’Alternativa, che ha preso posizione con dure critiche all’operato del Ministero.
Il comunicato degli studenti non fa sconti: “Dopo la carrellata di riforme repressive e classiste degli scorsi anni – spiegano – il Ministro si occupa di rendere la scuola ancora più oppressiva, piuttosto che preoccuparsi dell’edilizia, dei disinvestimenti sul personale, della carneficina dell’alternanza scuola-lavoro, ecc. Questa è la soluzione di Valditara ai problemi della scuola. Dopo anni di investimenti sulla digitalizzazione viene scaricata la colpa sugli studenti senza produrre interventi sistemici, questa si chiama ipocrisia”.
Nuove regole in classe
La circolare, ricordiamo, stabilisce che i dispositivi dovranno essere spenti e non visibili durante l’orario scolastico. In caso di violazione, le scuole potranno prevedere sanzioni disciplinari: si va dal semplice richiamo, al sequestro temporaneo del dispositivo, fino alla sospensione, con riconsegna del telefono ai genitori in caso di recidiva.
Spetta alle singole scuole definire le modalità pratiche: in alcune aule sono già comparsi contenitori numerati, in altre si valuta l’uso di armadietti individuali con chiave.
Il ministro Valditara ha sintetizzato così la norma: “Quando si entra in classe si mette via il cellulare e lo si riprende quando si esce da scuola”.
Deroghe ed eccezioni
Il divieto, comunque, non è assoluto. Sono previste eccezioni per studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, nell’ambito di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) o di un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
Inoltre, in alcuni indirizzi tecnici, come quelli legati all’informatica e alle telecomunicazioni, l’uso del cellulare potrà essere consentito se funzionale alle attività didattiche. Resteranno comunque ammessi tablet, PC e lavagne interattive, se utilizzati secondo progetti formativi approvati.
Non solo smartphone
Gli studenti, però, leggono dietro questa misura una volontà politica più ampia. “Non serve vietare i telefoni", ribadiscono, "ma finanziare le scuole e renderle di nuovo ascensori sociali. Vogliamo soldi alla scuola e non alla guerra”. Al sit-in sono comparsi anche cartelli provocatori, tra cui uno con un disegno del Ministro raffigurato come uno sceriffo, e striscioni che rivendicavano una scuola “libera, pubblica e accessibile”.