Imma Ferzola
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manifestazione studentesca

Oggi, 14 novembre, gli studenti di tutta Italia tornano in piazza per uno sciopero nazionale promosso da quasi tutti i sindacati studenteschi. La giornata, inserita nel calendario dello “studente in sciopero”, coinvolge oltre 50 città e rilancia lo slogan scelto dall’organizzazione: “Un’altra scuola, un altro mondo è possibile”.

Cortei, presìdi e flash mob sono previsti lungo tutta la penisola, con migliaia di ragazze e ragazzi pronti a rivendicare un cambiamento profondo del sistema scolastico.

Indice

  1. Oltre 50 città mobilitate
  2. Le motivazioni dello sciopero
  3. “Le scuole non ci appartengono”
  4. Università in piazza contro il controllo politico e i tagli
  5. La condanna della guerra e il futuro negato

Oltre 50 città mobilitate

La protesta, annunciata già lo scorso agosto, si traduce oggi in una vasta partecipazione territoriale. Da Roma a Milano, da Bologna a Napoli, passando per Genova, Udine e Pescara.

Questa volta le istituzioni non potranno far finta di non vederci”, afferma Francesco Valentini, dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli Studenti, convinto che la mobilitazione riuscirà a smentire “la narrazione che questo governo e quelli precedenti hanno cercato di portare avanti, cioè di un’inutilità della manifestazione e di una necessità di abbandonare ogni speranza di cambiamento”.

Le motivazioni dello sciopero

Al centro della protesta c’è una piattaforma articolata in sei aree individuate come "critiche" e che, secondo gli studenti, descrivono le principali mancanze della scuola contemporanea: 

  • didattica e valutazione,
  • diritto allo studio,
  • edilizia scolastica,
  • rappresentanza,
  • transfemminismo e benessere psicologico,
  • rapporto scuola-lavoro.

“È sempre più importante”, sostiene il coordinatore nazionale Tommaso Martelli, “viste soprattutto le continue riforme sempre più repressive proposte da questo governo, non smettere di ricordare che un modello di scuola alternativo a quello attuale, e un sistema diverso da quello che viviamo quotidianamente sono possibili. Il 14 in piazza lo ricorderemo alla Presidente Meloni, al Ministro Valditara, e a tutte le istituzioni del nostro Paese”.

“Le scuole non ci appartengono”

Gli studenti denunciano un sistema che, a loro avviso, non risponde alle necessità del presente. “Le scuole che attraversiamo ogni giorno non ci appartengono", sottolinea Martelli, "viviamo quotidianamente disagi relativi ad un sistema di didattica e valutativo obsoleto, veniamo mandati ad essere sfruttati nelle aziende a causa dei PCTO, e mentre si investono miliardi in armi, c’è chi non riesce a permettersi neanche i libri per studiare. Immaginare un’altra scuola è necessario”.

Università in piazza contro il controllo politico e i tagli

La mobilitazione non riguarda solo le scuole superiori: nelle piazze scendono anche gli studenti universitari. Secondo le organizzazioni, le scelte del Ministero dell’Università e della Ricerca, dal richiamo alla CRUI per reprimere le voci critiche, al tentativo di porre l’ANVUR sotto controllo politico, fino alla riforma dell’accesso a Medicina e al definanziamento progressivo, rappresentano un attacco alla natura pubblica dell’università.

Rivendichiamo un’università libera dal controllo politico, realmente finanziata e al servizio della collettività”, dichiara Arianna D’Archivio, coordinatrice di Link Coordinamento Universitario.

Nella mattina di oggi, poi, studentesse e studenti della Rete degli Studenti Medi e dell'Unione degli Universitari (UdU) hanno occupato la terrazza del Pincio, a Roma. 

“Il vento del cambiamento è partito da qui, dalla voce degli studenti: non ci fermeranno, vogliamo una scuola e un’università pubbliche, accessibili e libere." scrivono gli studenti, esponendo l'ormai celebre jolly joker con il cappello di paglia, simbolo delle proteste della Gen Z ormai in tutto il mondo, accompagnato dalla scritta "Agitiamoci".

La condanna della guerra e il futuro negato

Le piazze del 14 novembre ospitano, però, anche una presa di posizione netta contro il conflitto in corso a Gaza e contro la linea del governo italiano, accusato di sostenere il riarmo.

“Mentre la nostra generazione vive precarietà, tagli e assenza di prospettive, questo governo investe miliardi nel riarmo e nella repressione”, afferma Francesca Cantagallo della Rete della Conoscenza. “Ogni euro speso per la guerra invece che per la conoscenza è un pezzo di futuro che ci viene tolto. Difendere la scuola e l’università pubbliche significa difendere la possibilità stessa di immaginare un mondo diverso, libero da guerra, disuguaglianza e sfruttamento”.

manifestazione 14 novembre

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