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Sciopero 12 ottobre, manifestazione studenti: bruciati manichini di Di Maio e Salvini articolo

Gli studenti scendono in piazza per la prima manifestazione dell’anno scolastico 2018/2019. Una giornata di cortei in tutta Italia e soprattutto di proteste contro le azioni che il nuovo governo M5S-Lega ha in mente di attuare negli anni a venire; contro quei tagli previsti già partire dalla prossima manovra economica.

Il clima caldo si è respirato in tutta Italia, se non altro per il numero dei partecipanti. Secondo gli organizzatori sono stati decine di migliaia gli studenti che hanno riempito le 50 piazze protagoniste della protesta.

A Torino bruciati manichini di Di Maio e Salvini

L’episodio più emblematico è quello accaduto a Torino, dove sono stati bruciati dei manichini raffiguranti Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sempre nel capoluogo piemontese, sui lampioni di Piazza Castello, sono state attaccate alcune foto dei due leader della coalizione giallo-verde imbrattate di vernice rossa. “Questi ‘democratici’ studenti, coccolati dai centri sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica”, il commento dello stesso Salvini, affidato a un tweet.

A Roma protesta ispirata a “La casa di carta”

Nella sola Roma sono stati 5mila i ragazzi che, al grido di "Chi ha paura di cambiare? Noi no!", hanno sfilato per le vie della Capitale. Prima un flash mob davanti la Piramide Cestia, dove i manifestanti hanno evocato la serie tv "La casa di carta", indossando delle maschere di Dalì. Poi, quando il corteo si trovava all’altezza di Via Marsala, hanno abbattuto un muro di scatole di cartone, su cui erano state messe le foto dei ministri del Governo. Infine l’arrivo davanti il ministero dell’Istruzione, in Viale Trastevere, dove hanno invitato il ministro Bussetti a confrontarsi con loro (proposta rispedita al mittente).

A Napoli studenti e migranti sfilano insieme

A Napoli, invece, il corteo – partito da Piazza Garibaldi – ha visto sfilare insieme studenti e migranti; questi ultimi, in testa al serpentone, hanno mostrato uno striscione con scritto: "Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere". Diversi i cartelli contro il Governo, come "Napoli non si Lega" e di solidarietà per il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. A Bari si sono radunati tremila ragazzi, in Piazza Umberto. A Catanzaro, oltre 500 studenti delle scuole superiori hanno aderito allo sciopero nazionale. Mentre a Palermo la pioggia battente non ha frenato i manifestanti, lungo il percorso per le strade del centro storico.

I motivi dello sciopero e la risposta del Governo

Ma per cosa si protesta? Nei documenti preparati dalle varie organizzazioni studentesche che hanno organizzato questa giornata si parla di: scuole gratuite per tutti, di libri a costo zero, dell'abolizione delle ore investite nel progetto di alternanza scuola-lavoro e di un intervento immediato sull'edilizia scolastica. “Il cambiamento tanto propagandato – affermano in una nota congiunta Unione degli studenti, Rete della conoscenza e Link, annunciando lo stato di agitazione permanentesembra invece in netta continuità con il passato, perché è assente un progetto di rilancio dello sviluppo sostenibile per il nostro Paese”. Una prima risposta è arrivata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio: “Le manifestazioni si devono fare, andate avanti - ha detto - ho fatto il rappresentante degli studenti, so bene quale è il valore di una pressione sociale pacifica. Ma non è vero che tagliamo a scuole e università. Vediamoci per un confronto, le porte del ministero sono aperte".

Nuove manifestazioni nel mese di Novembre

Ma la replica degli studenti è piuttosto fredda: “Cosa possiamo aspettarci da un Governo che nomina a Capo Dipartimento per l’Università e la Ricerca una figura come quella del relatore della legge Gelmini, che dieci anni fa ideò gli 8 miliardi di tagli di cui ancora oggi paghiamo il prezzo, e che ancora oggi li rivendica? – il commento di Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari - Non ci fidiamo. Gli fa eco Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Ad oggi – dice - studiamo in edifici che sono fatiscenti, e non permettono in nessun modo di innovare una scuola che è vecchia ed escludente: in 150mila ogni anno abbandonano gli studi, non è un dato accettabile. Gli studenti italiani non si meritano di pagare il prezzo delle scelte sbagliate di una politica che fa solo i suoi interessi, e cerca consenso stravolgendo le parole e raccontando falsità: i 100 milioni di “risparmi” sulla scuola pubblica sono in realtà tagli, e sono solo i primi. Il 16 e il 17 novembre, in occasione della Giornata Internazionale dello Studente, torneremo a mobilitarci!