
Il comportamento a scuola diventa sempre di più un fattore determinante per gli studenti. In questo caso, però, il provvedimento disciplinare nei confronti di un alunno ha portato a un esito abbastanza inaspettato: una querela nei confronti di 14 insegnanti e del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo.
Ad avanzare la contestazione è stata la madre del ragazzo, che in questo modo ha voluto criticare la gestione di una vicenda in cui era coinvolto il figlio, minorenne, accusando la scuola di aver rivolto accuse ingiuste.
La relazione ispettiva sullo studente
Tutto è iniziato con una relazione ispettiva che è arrivata sulla scrivania della Procura dei Minorenni di L'Aquila. In questo documento, l'alunno veniva indicato come responsabile di "comportamenti ritenuti particolarmente gravi all'interno della scuola" e persino di "condotte persecutorie". Una ricostruzione che, secondo la madre, era completamente "priva di fondamento".
Per dimostrare la sua tesi, la donna si è così appellata a un altro atto ufficiale: un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) del Tribunale dei Minorenni di L'Aquila. Questo giudice, a maggio, aveva disposto l'archiviazione del procedimento penale, definendo l'impianto accusatorio "infondato". Insomma, il ragazzo non avrebbe commesso alcun reato.
Le accuse della madre
A quel punto la donna, supportata dai suoi avvocati, ha presentato una querela molto precisa, sollevando accuse pesanti. In particolare, parla di un abuso d'ufficio compiuto a danno di un minore.
Inoltre, la mamma sostiene che le decisioni prese dal corpo docente fossero illegittime e che gli insegnanti ne fossero pienamente consapevoli. Per farlo, si è basata su un decreto legislativo che regola le sanzioni disciplinari (il Dpr 24 giugno 1998 n. 249, modificato dal Dpr 21 novembre 2007 n. 245), che stabilisce una regola fondamentale: "Nessun alunno può essere sospeso senza aver avuto la possibilità di esporre le proprie ragioni".