
Settembre è alle porte e per molti rappresenta un punto di ripartenza per diversi aspetti. Soprattutto per tanti docenti che sperano in quel tanto agognato immissione in ruolo che sembra un miraggio lontano.
Camilla, una 44enne livornese, ha vissuto sulla sua pelle la gioia immensa di aver raggiunto questo traguardo, per poi però vederlo svanire nel nulla appena 24 ore dopo.
L’insegnante, specializzata nel sostegno, aveva infatti ricevuto la bella notizia con una comunicazione dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, una mail arrivata alle 12:00 del 19 agosto, in cui le si annunciava l’assunzione a tempo indeterminato: "La presente per comunicarle che è stata individuata per l’assunzione sulla classe di concorso Adee-sostegno primaria sulla provincia di Pistoia", recitava il messaggio.
Così, dopo otto anni di precariato, pensava di aver raggiunto il suo traguardo. Ma l'euforia è durata solo per poco tempo.
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L'assegnazione del ruolo
La stessa Camilla ha raccontato a ‘Il Tirreno’, lo psicodramma vissuto: “Il martedì ho partecipato alla mini call veloce per i posti di sostegno residui a chiusura delle assunzioni 2025/26”, spiega Rosi.
Camilla aveva selezionato tre province: Lucca, Prato e Pistoia, perché a Livorno, dove vive, non c’erano più posti disponibili. Ed è proprio da Pistoia che era arrivata la fantastica notizia.
Il messaggio del Ministero era stato chiaro, inequivocabile: “Sono risultata 27esima su un totale di 96 posti disponibili con 110 punti. Così, vivendo a Livorno, ho iniziato a calcolare i chilometri che mi separano da Pistoia, ho consultato lo stradario, ho calcolato quanto avrei dovuto spendere di carburante e alla fine ho riflettuto se forse non convenisse prendere un appartamento in affitto. Insomma, ero già proiettata verso un nuovo inizio".
La scoperta dell'errore: fuori dal ruolo
Ma il giorno dopo, la realtà si è ribaltata. L’insegnante spiega: “Mercoledì scorso si apre una finestra di 24 ore per fare la scelta della sede nella provincia assegnata e qui la prima stranezza: il sistema non funziona. Condivido la mia situazione con altri colleghi e, dopo circa un’ora e mezzo, un sindacato ci informa che ci sono stati degli errori nelle graduatorie e che i conteggi devono essere rivisti. In sostanza, capiamo che potrebbe cambiare tutto”.
La verità viene presto a galla: i posti disponibili a Pistoia non sono 96, ma 44. Camilla, che con i suoi 110 punti era 27esima su 96, si ritrova 51esima e di conseguenza fuori dal ruolo.
“Sono stata superata da una collega che aveva un punteggio di 40, contro il mio di 110, che però si era specializzata sul sostegno prima di me, che ho conseguito il titolo a giugno di quest’anno", racconta con amarezza.
Un messaggio al Ministero
L'errore ha avuto un impatto molto forte. La speranza si è trasformata in rabbia e delusione. Non solo per la sua situazione personale, ma anche per la qualità dell'insegnamento che i bambini riceveranno.
"Sono amareggiata perché ho speso soldi e sacrificato un anno della mia vita per ottenere la specializzazione all’Università di Pisa".
E la riflessione va oltre il suo caso, toccando il cuore della professione: "Non solo per me, ma anche nei confronti di tutti quei bambini che quest'anno si ritroveranno come insegnanti di sostegno persone con 40 punti in graduatoria e, di conseguenza, nemmeno un giorno di esperienza sul campo".
Le sue ultime parole sono un chiaro e forte messaggio al Ministero, un invito a riflettere sul significato di un termine che a volte sembra vuoto: "Per questo vorrei dire al Ministero dell’Istruzione di togliere la parola 'merito' dal nome del dicastero: così non si premia il merito, ma lo si penalizza".