
Hai cercato la parafrasi del primo canto dell'Inferno della Divina Commedia per tutto il web, ma niente ti soddisfa e alcune sembrano parlare ostrogoto? Hai bisogno di qualcosa di più immediato, di più vicino alle tue esigenze? Prova con questa nuova parafrasi 1 canto inferno della Divina Commedia: abbiamo creato la parafrasi che fa per te traducendo in puro slang l'italiano del trecento.
Cosa si può volere di meglio? Scopri subito cosa veramente voleva dire Dante!PARAFRASI 1 CANTO INFERNO: LE FRATTE - Ero più o meno di mezz’età quando mi sono ritrovato in mezzo alle fratte al buio perché mi sono perso. E’ dura dire com’era, questa fratta brutta ma brutta forte, se ci ripenso mi prende un colpo. Era brutta quanto la morte, forse un po’ di meno; però vi racconterò cosa ci ho visto per dirvi bene la gran ficata che mi è successa. Non mi ricordo mica come mi ci sono ritrovato, tanto stavo fatto di sonno nel punto in cui ho perso la strada giusta. Quando sono arrivato ai piedi di un colle dove finiva quella valle che me l’aveva fatta fare sotto, ho guardato in alto e ho visto la cima coperta dai raggi del sole, che fa rigare dritto le persone. Allora mi sono ripreso dal panico che avevo in corpo durante quella notte, passata in preda all’ansia. Tipo uno che esce dal mare con ancora il fiatone e riguarda l’acqua pericolosa, così il mio animo, che ancora stava prendendo il fugone, s’è girato al volo a riguardare quel posto in cui più d’uno c’è rimasto. Dopo che ho appoggiato un attimo il c**o pesante, ho ripreso la strada in salita, dove tra l'altro non c’era un’anima.
PARAFRASI 1 CANTO INFERNO: LE BESTIE - Quasi all’inizio della salita, ecco che arriva una bestia dal nome di un salume, maculata, che mi veniva sotto e non mi lasciava passare tanto che più volte mi sono dovuto girare. S’era fatta una certa dall’inizio della mattina, e il sole era alto tra quelle stelle con cui era in congiunzione quando Dio diede la prima spinta a quelle belle cose: così avevo un buon motivo per sperare di togliermi di mezzo la bestia leopardata per l’ora e la bella stagione. Ma non tanto da non farmi prendere un coccolone quando ho visto apparire un leone. Questo sembrava che stava per saltarmi addosso, con la testa alta e con una fame inca**ata che quasi tremava l’aria. E poi una cagna che nella sua magrezza pareva piena di ogni voglia e aveva fatto vivere da poveracce già un sacco di persone. Questa mi ha messo tanta ansia con il disagio che metteva a guardarla che m’era passata la voglia di salire su. Tipo uno che guadagna bene e ad un certo punto perde tutto, che ogni volta che ci pensa frigna e scapoccia, mi ha fatto questo effetto l’altra bestia senza pace che tagliandomi la strada mi spingeva sempre di più dove non c’era più il sole.
PARAFRASI 1 CANTO INFERNO: BELLA POETA! - E mentre io mi sfracellavo giù ho visto un tizio che se n’era stato zitto tanto a lungo che pareva un fantasma. Quando l’ho visto nel deserto gli ho urlato “Fantasma o uomo normale, chiunque tu sia, non ti faccio pena per come sono ridotto?!” e mi ha risposto “Non sono proprio proprio un uomo ora, ma lo sono stato. I miei erano della Lombardia, di Mantova tutti e due. Sono nato quando c’era Giulio Cesare, ma poco prima che schiattasse, e sono vissuto a Roma sotto Augusto, che era una brava persona, al tempo in cui c’erano quegli dei pagani falsi e bugiardi. Ero un poeta e ho scritto sul figlio di Anchise Enea, che prese il fugone da Troia quando quella potente città fu tutta bruciata. Ma tu, perché stai tornando indietro in mezzo alla me**a? Perché non sali sul piacevole monte che è la ragione e il principio di ogni figata?“ Ah ma tu sei quel Virgilio che è fonte di pipponi lunghi un fiume di parole?” Gli risposi con la fronte bassa di chi ha fatto una grezza: “A grande! A onore e luce per gli altri poeti! Mi è valso lo studio e l’amore che mi ha fatto nascere la tua opera. La vedi quella bestia che mi ha fatto tornare indietro? Famoso saggio dammi una mano da lei che mi sta facendo tremare tutto pure le mani!”
PARAFRASI 1 CANTO INFERNO: VIRGILIO ATTACCA IL TUBO - “Mi sa che ti conviene andare da un’altra parte” - rispose Virgilio dopo che vide che stavo frignando (come una ragazzina) - “se vuoi campare in questo posto schifoso. Quella bestia per cui ti stai a scaldà, non lascia passare nessuno, e tanto fa che lo ammazza. E’ proprio str***a e zo***la di natura, che non si riempie mai dalle voglie e dopo che mangia ha ancora più fame di prima. S’accoppia con tutti, e con tanti altri lo farà, finché non arriverà il Veltro che le farà un c**o così. A lui non piacciono le ricchezze e il potere, ma l’amore la virtù e la sapienza, e la sua origine sarà tra feltro e feltro. Sarà lui a parare le chi***e all’Italia poveraccia, per cui morì la vergine Camilla, Eurialo e Niso a coltellate. Per ogni città caccerà la cagna finché non la manderà all’inferno da dove è partita la prima invidia. Perciò io penso, lo dico per il tuo bene, e vedo con chiarezza che tu debba venire con me. Sarò il tuo boss e ti porterò in un posto una sacco grosso e senza fine dove sentirai urla terribili, vedrai gli spiriti antichi che soffrono, che vogliono morì un’altra volta. Poi vedrai coloro che sono contenti di bruciare nel fuoco perché semmai sperano di salire di sopra tra le persone beate. Se poi vorrai andare tra di loro anche tu ci sarà un’anima che se la cava meglio di me in queste cose a farti da boss: t’accollo a lei quando io me la colgo. Devi sapere che quello che lassù regna da superboss non vuole che vada nel suo territorio perché non seguivo la sua legge. Quello spadroneggia in tutti i luoghi, e là se la comanda. Quello è il suo territorio. Bella per chi sceglie di stare là!” E io gli dissi “Poeta te lo richiedo, in nome di quel dio che non sai manco chi è, portami in quel posto che mi hai detto, così mi scanso da questa piaga e da altre ancora peggio, e vedrò la porta di S. Pietro e quelli che dici stanno messi così male”. Così quello partì e io gli andai dietro.
Carla Ardizzone