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giulio cesare occupato

Non si ferma l’ondata di occupazioni che ha investito le scuole della capitale in questa ultima parte dell’anno. Sono infatti oltre 20 gli istituti occupati soltanto nel mese di novembre; un trend, proseguito anche nel mese di dicembre, che conferma la rigida opposizione degli studenti (e non solo) verso la manovra della Legge di Bilancio.

Protagonisti di una delle più recenti occupazioni inerenti ai licei romani, sono gli studenti del “Giulio Cesare”, uno dei licei classici più antichi della capitale che, come ci confermano Cinzia e Lorenzo, due dei rappresentanti d’istituto, non veniva occupato da ben 13 anni. L’occupazione è ancora in atto e così Skuola.net ha raggiunto i ragazzi dell’istituto e li ha intervistati circa le motivazioni della protesta, e le loro richieste, finora cadute nel vuoto.

”Un sistema che vede lo studente come una macchina produttiva non funziona”

Gli studenti hanno le loro ragioni, ma soprattutto le idee chiare. E infatti, alla domanda sui motivi che hanno portato all’occupazione, Cinzia e Lorenzo non hanno dubbi: “Il sistema scolastico non funziona sotto molti punti di vista, quindi la nostra è una denuncia dell’inizio del processo di aziendalizzazione della scuola; dalla Riforma Gelmini in poi, passando per la Buona Scuola e arrivando fino al ministero Azzolina. Una scuola che vede lo studente come una macchina produttiva che deve ottenere voti a tutti i costi”.

Apprendimento e salute mentale: i danni causati dalla Dad

Ma non solo, è ormai chiaro a tutti come due anni di Dad abbiano pesato enormemente sul benessere degli studenti, come ci spiega Lorenzo: “Ci sono stati due anni di Dad che hanno avuto degli effetti catastrofici sul corpo studentesco, dal punto di vista della salute mentale e dell’apprendimento. Inoltre, lo scaglionamento degli orari, imposto dalla Prefettura di Roma, che costringe molti studenti ad uscire tardi da scuola, ha compresso il loro diritto a praticare una qualunque attività pomeridiana. E così facendo si va a danneggiare fortemente la socialità, già precaria a causa degli ultimi due anni di pandemia”.

Rimettere gli studenti al centro del dibattito

Gli studenti lamentano inoltre l’espropriazione del diritto a manifestare ma soprattutto si scagliano contro le istituzioni, a loro dire, “sorde” verso le reali esigenze dei giovani alunni, tanto da sentirsi "presi in giro" per non aver mai ricevuto una vera risposta alle tante richieste. Insomma, gli studenti vorrebbero avere un ruolo più centrale nel dibattito sulla scuola, ed è proprio questo l’appello che Cinzia rivolge al Ministro Bianchi, e più in generale, al Governo Draghi: “Il messaggio principale che vorremmo mandare è quello di darci la possibilità di avere voce in capitolo su questioni che ci riguardano in prima persona. Vorremmo instaurare un tavolo di confronto che però tenga davvero conto della componente studentesca, e che non sia un contentino come quelli degli ultimi mesi. Vogliamo soluzioni, non compromessi, per noi studenti”.