
E che all'uscita del feretro dal Duomo cittadino, hanno pronunciate in coro il suo nome, agitando chiavi e oggetti metallici per “fare rumore” contro i femminicidi, replicando quanto inscenato all'indomani del ritrovamento del cadavere della giovane.
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Il discorso del vescovo
Tante le parole spese in queste settimane sulla vicenda. E anche oggi non sono mancati i momenti densi di significato. Come alcuni passaggi dell'omelia del vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, che nel suo discorso ha invitato a “trasformare il dolore in impegno per l'edificazione di una società e un mondo migliori”, affinché tragedie del genere non si ripetano più.Lanciando poi un appello a tutti i ragazzi, che hanno mostrato particolare attenzione alla vicenda: “Forse voi giovani – ha detto Cipolla - potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità". Chiedendo, infine, al Signore di donare “un po' di pace del cuore anche per Filippo e per la sua famiglia”.
La lunga lettera di papà Gino
Ma è stato soprattutto il papa di Giulia, Gino Cecchettin, a segnare la giornata. Con un lungo discorso dedicato alla figlia. Un testo disseminato di passaggi commoventi. “Carissimi tutti, - ha esordito Gino - abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio”.Parlando, poi, della figlia l'ha voluta ricordare come “una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare”. Che “ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un'oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”.
Inevitabile un riferimento al terribile gesto di cui è stata vittima la sua ragazza: “Il femminicidio – ha ricordato il papà di Giulia - è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”.
Gino ha così voluto parlare in special modo agli uomini: “Noi per primi – ha sottolineato - dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto”.
Un invito, il suo, rivolto soprattutto ai genitori, che dovrebbero creare in famiglia “quel clima che favorisce un dialogo sereno, perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, a una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale”.
L'importanza della scuola
Un ruolo chiave, oltre naturalmente alle istituzioni, per Gino lo gioca però anche la scuola: “Dobbiamo investire in programmi educativi – ha chiesto il papà di Giulia - che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti”.Infine l'ultimo saluto a Giulia, ringraziandola “per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide (i fratelli, ndr) ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.
La poesia per Giulia
Chiudendo il suo discorso citando i versi del poeta Khalil Gibran. Parole che sembrano state scritte proprio per Giulia:
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»