Matteo Bortone
Autore
educazione sessuale e affettiva

L’educazione sessuo-affettiva a scuola potrebbe cambiare. Il Parlamento sta valutando un divieto sul trattamento di queste tematiche in ambito scolastico attraverso progetti che coinvolgano soggetti esterni alla scuola

Si tratta di un'importante proposta di modifica al disegno di legge sul consenso informato, recentemente promosso dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che di fatto ne ridisegna i confini. Operata tramite un emendamento al suddetto provvedimento, supportato dalle forze di Governo - in particolare dalla Lega - e appena approvato da parte della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Cosa propone? Semplice: la norma in discussione vorrebbe estendere il divieto di sviluppo di progetti fuori dalle linee guida di educazione civica e materie curricolari non solo fino alle elementari, come prevede il ddl Valditara nel suo impianto originario, ma anche alle scuole medie

Un’ondata di polemiche si è già sollevata: molti la vedono come una decisione che nega il diritto all’informazione e alla prevenzione in un momento storico delicato.

A cui però da Viale Trastevere rispondono che certi temi di educazione alle relazioni fanno già parte dell'educazione civica come anche delle materie curricolari come biologia,  che quindi i docenti possono continuare a parlarne anche alle medie e alle elementari anche coinvolgendo esperti esterni. 

Indice

  1. Il divieto si estende alle scuole medie
  2. Alle superiori serve il consenso informato
  3. Le critiche

Il divieto si estende alle scuole medie

L’emendamento, a firma della deputata leghista Giorgia Latini, estende l’esclusione delle attività didattiche e progettuali "nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all'ambito della sessualità" anche “alla scuola secondaria di primo grado”.

In pratica, questo significa che fino alle scuole superiori non sarà possibile attivare progetti con soggetti esterni su argomenti fondamentali, neppure con il consenso informato dei genitori. Sono esclusi progetti su:

  • l’educazione all’affettività;

  • le malattie sessualmente trasmissibili;

  • la prevenzione delle gravidanze precoci;

  • il contrasto alla violenza sessuale.

L’unica eccezione che è possibile fare riguarda le attività che rientrano già nell’insegnamento dell’educazione civica (ad esempio quelle sul rispetto) o nelle nuove indicazioni nazionali del ministro Valditara, che includono contenuti su "relazioni ed empatia".

Il deputato della Lega Rossano Sasso ha chiarito il senso dell’intervento: l’emendamento serve a "estendere il divieto ad attivisti ideologizzati ed esperti esterni di poter parlare di tematiche sessuali ai ragazzini delle medie".

Alle superiori serve il consenso informato

Ma la situazione è destinata a cambiare anche per gli studenti più grandi. Per i ragazzi e le ragazze delle scuole secondarie di secondo grado, infatti, l'emendamento mantiene la possibilità di attivare i percorsi, ma con un meccanismo di tutela in più: "si prevede il consenso informato delle famiglie".

Questo consenso informato è cruciale perché permette ai genitori di "conoscere i temi, il materiale didattico e le competenze di chi poi andrà in classe a parlare di argomenti sensibili".

Una mossa, questa, che è stata accolta con favore dagli ultraconservatori ProVita. Ad esempio, Jacopo Coghe - tra i principali animatori del movimento - ha espresso la sua soddisfazione, convinto che così si "impedisca che i bambini siano indottrinati dalle associazioni abortiste o dagli attivisti Lgbt".

Le critiche

La decisione ha, però, scatenato soprattutto una valanga di critiche da parte delle opposizioni, che definiscono l'emendamento una scelta dannosa e fuori tempo. Dalla Commissione Istruzione hanno parlato di un "atto gravissimo" a danno dei giovani. L’accusa è che questo divieto calpesti "il loro diritto a ottenere informazioni corrette dai professionisti della sanità pubblica anziché dai social e dalla realtà digitale". Quando, in un’epoca dominata dal web, il bisogno di fonti autorevoli e scientifiche è fondamentale.

Anche molte associazioni sono critiche. Monica Pasquino, presidente di Educare alle differenze, ha commentato: "Non è una misura di equilibrio ma di oscurantismo: lo Stato che decide che la conoscenza di sé e dell’altro è pericoloso, che la scuola deve tacere". Concludendo con un monito: "Ma una scuola che tace non educa, addestra. L’idea che parlare di emozioni, genere, consenso o identità significhi “indottrinare” è l’arma ideologica usata da questo governo per alimentare paura e ignoranza. Chi si oppone all’educazione sessuo-affettiva sta difendendo un modello di società gerarchico e violento, in cui il silenzio serve a mantenere il controllo".

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