6 min
scuola Cerea
Fonte: Corriere del Veneto


Procedeva tutto come da programma la benedizione del rinnovato parco delle scuole medie di Cerea in provincia di Verona, alla presenza delle autorità locai. Ma a rompere gli schemi ci ha pensato un gruppetto di quattro ragazzi di 13 anni, con un gesto che non è passato inosservato.

Mentre il sacerdote impartiva la benedizione, i quattro tredicenni hanno infatti scelto di non ascoltare il rito, tappandosi le orecchie. La loro mossa ha subito attirato l'attenzione di compagni e insegnanti. 

Fondamentale per il racconto è, però, un dettaglio: i protagonisti sono quattro studenti di religione musulmana e nazionalità straniera. E hanno giustificato il loro gesto come un precetto religioso: secondo loro, ai musulmani non sarebbe consentito ascoltare preghiere di altri credo. 

Una motivazione che ha sollevato un vero e proprio polverone, dividendo subito l'opinione pubblica e la politica. Tra chi parla di mancanza di rispetto e chi, invece, parla di libertà religiosa.

La preside, venuta a conoscenza dell’accaduto, ha immediatamente espresso il suo disappunto e ha fatto sapere di essersi già messa in contatto con il provveditore per valutare quale condotta tenere nei confronti dei quattro studenti.

Indice

  1. Il vicario parrocchiale: "Una bravata"
  2. Le posizioni critiche
  3. Le posizioni più moderate

Il vicario parrocchiale: "Una bravata"

I protagonisti del gesto, però, hanno ribadito la loro posizione, specificando che non si è trattato di mancanza di rispetto nei confronti del rito, bensì di rispetto per la propria religione

Di fronte all'ondata di polemiche, una delle voci più pacate è stata quella del vicario parrocchiale don Nicola Zorzi. Il sacerdote, come riporta 'Il Corriere del Veneto', ha cercato di ridimensionare l'accaduto definendo il comportamento dei ragazzini come "una bravata", quasi a voler smorzare i toni e la gravità dell'episodio. Un modo per allontanare l'ombra di un atto di intolleranza religiosa, interpretandolo come una semplice ragazzata adolescenziale.

Le posizioni critiche

Ben diverse le reazioni arrivate dal mondo della politica veronese, con toni decisamente più duri nei confronti dei giovani. Il sindaco (leghista) di Cerea, Marco Franzoni, ha definito il gesto dei ragazzi "un gesto grave, irrispettoso e inaccettabile".

Per Franzoni, l'azione "offende la nostra comunità e la nostra identità, fondate su valori e tradizioni che affondano le radici nella cultura e nella fede cattolica". Ha poi concluso ribadendo che "il rispetto è alla base della convivenza civile, ma deve essere davvero reciproco. La tolleranza non può essere a senso unico".

Sulla stessa linea l'eurodeputato della Lega Paolo Borchia, che ha criticato apertamente il gesto: "L’appartenenza ad un credo diverso non giustifica la mancanza di rispetto per un rito religioso". Borchia ha anche espresso il timore che l'episodio “commesso da giovani probabilmente nati in Italia e comunque qui cresciuti e istruiti, è sintomatico della volontà, intrinseca nella famiglia, di non desiderare una reale integrazione che non può esistere senza il rispetto della cultura del paese ospitante".

Le posizioni più moderate

Dopo le parole più severe, sono però arrivati anche toni più moderati e riflessivi da altri esponenti politici, che hanno cercato di analizzare il gesto da diverse angolazioni.

Alessio Albertini, vice segretario del Pd di Verona e sindaco di Belfiore, ha usato parole simili al parroco: "Mi resta la sensazione che si possa essere trattato più di una bravata adolescenziale che di un episodio di intolleranza religiosa". Ha comunque aggiunto: "se nel caso specifico dovesse esserci stata una mancanza di rispetto verso il parroco, è giusto che sia data una sanzione equilibrata".

L’ex assessore regionale Massimo Giorgetti (Fratelli d'Italia) ha invece puntato il dito sul contesto familiare, affermando che il gesto "rappresenta una nicchia culturale chiusa in un enclave che non lascia spazio ad aperture culturali". Per Giorgetti, un ragazzino di 13 anni che rifiuta l'appartenenza al gruppo classe "evidente subisce forti pressioni in famiglia, capaci di condizionarne il pensiero".

Infine, Sara Gini, candidata del Pd alle prossime Regionali, ha sottolineato l'importanza della libertà religiosa come diritto. Pur ribadendo che "il rispetto reciproco è un dovere".

Gini ha poi offerto uno spunto di riflessione sul ruolo della scuola: "In un contesto educativo, ascoltare non significa aderire. Significa riconoscere l’altro, anche quando non lo si condivide. La scuola è il luogo del dialogo. Se un intervento religioso è previsto, è giusto che sia presentato come momento culturale, e che ci sia spazio per altre voci, altre sensibilità".

Skuola | TV
Come cambia la Maturità 2026? | Guarda il vodcast #Sapevatelo

Lo sapevate che l’Esame di Stato 2026 torna a chiamarsi Esame di Maturità? Ma cosa significa davvero? C’è da preoccuparsi? Scopri tutte le novità nel vodcast #Sapevatelo

Segui la diretta