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Madri adolescenti

Avere sedici anni, diventare mamma e non poter frequentare le lezioni a distanza. È la vicenda, proveniente da Piacenza, che nelle scorse settimane ha fatto tanto discutere. Con una studentessa di un liceo cittadino che si è vista negare la possibilità di continuare la scuola in Dad dopo il parto.

Un caso che ha acceso il dibattito sui diritti delle giovanissime madri e su come la scuola possa accompagnarle in un percorso che tenga insieme formazione, maternità e cura dei figli. E che è stata approfondita nella trasmissione radiofonica "Formato Famiglia" nella puntata del 30 settembre, disponibile qui in formato podcast.

Indice

  1. La storia della ragazza di Piacenza: mamma a 16 anni ma niente Dad 
  2. Il quadro normativo
  3. L'esperienze delle altre scuole
  4. La necessità di alleanze e soluzioni condivise
  5. Un dibattito ancora aperto

La storia della ragazza di Piacenza: mamma a 16 anni ma niente Dad 

La giovane, diventata madre lo scorso anno, aveva già usufruito della didattica a distanza durante la gravidanza, classificata come a rischio. Ma la richiesta di proseguire con le lezioni online è stata respinta.

“Voglio studiare, ma rimanere con mio figlio e la mia famiglia”, ha spiegato la ragazza in una lettera pubblicata dal quotidiano locale 'Libertà'. “Lo scorso anno mi è stata concessa la Dad per la gravidanza a rischio. Ora dicono che non si può più fare. Ma io non posso permettermi un asilo privato da oltre mille euro al mese”.

Secondo quanto riportato, la preside del liceo avrebbe preso la decisione insieme al Collegio dei Docenti, sostenendo che fosse la scelta migliore per la ragazza e per il bambino.

Una vicenda nota a cui "Formato Famiglia" - la trasmissione radiofonica di Rai Radio 1 dedicata appunto a figli, genitori e nonni - ha deciso di dedicare la puntata inaugurale della nuova stagione, che va in onda dal lunedì al venerdì, dalle 10.30 alle 11.30, ed è sempre disponibile su RaiPlay

Il quadro normativo

Ma cosa è successo? Perché la scuola non ha permesso alle neo mamma di proseguire gli studi in Dad? La conduttrice Diana Alessandrini ha deciso di coinvolgere una serie di ospiti per comprendere come nasce questa storia e come risolvere la questione. 

Il nodo principale è di tipo legislativo. La normativa attuale, infatti, consente la Didattica a distanza soltanto per motivi sanitari certificati, mentre non contempla esplicitamente il caso delle studentesse madri. Da qui il vuoto normativo che rischia di trasformarsi in una forma di esclusione.

L’avvocato Francesco Mazzarella, Coordinatore regionale Forags, ha ricordato che “dal punto di vista giuridico gli articoli 31 e 37 della Costituzione garantiscono il diritto alla maternità, non solamente come una prerogativa per la madre, ma come un diritto strettamente connesso anche al bisogno primario del neonato di ricevere cure affettive e fisiche dalla propria genitrice. E poi c’è anche la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dall’Italia nel 1991, che stabilisce come principio cardine che, per ogni decisione riguardante i minori, occorre tenere la priorità appunto del loro superiore interesse”.

L'esperienze delle altre scuole

Non mancano, però, esempi alternativi di gestione di situazioni simili. Gianluca Dradi, dirigente del Liceo artistico musicale “Nervi-Severini” di Ravenna, ha raccontato un’esperienza del 2023: “Il problema ovviamente è complesso perché c’è un nodo normativo. C’è una tematica di responsabilità della scuola per eventuali incidenti che potrebbero coinvolgere un neonato ospitato nell’ambiente scolastico. C’è la problematica di avere o non avere gli spazi idonei per poter accogliere una situazione di questo genere ed eventualmente allestire una nursery”.

Nel suo istituto, però, è stata trovata una soluzione: “Ogni esperienza va vista nella sua singolarità, nel mio caso, avevamo uno spazio disponibile e con il coinvolgimento dei compagni di classe, una nursery e anche il coinvolgimento di un’associazione di volontariato che ci regalò un lettino per i bimbi, abbiamo dato vita a un’esperienza di comunità. Il neonato è diventato un po’ la mascotte della classe, e di tutto il plesso che lo ospitava”.

Il dirigente sottolinea, poi, un punto fermo: “La scuola ovviamente deve farsi in presenza perché c’è bisogno di un dialogo educativo, non solo tra insegnante e studente, ma anche negli studenti tra di loro. Poi bisogna garantire la genuinità delle prove di verifica degli apprendimenti, però la normativa non può diventare una gabbia che limita il benessere di una persona”.

La necessità di alleanze e soluzioni condivise

Per l’avvocato Mazzarella, la strada passa dalla collaborazione: “La scommessa è di creare una rete sinergica che possa aiutare queste ragazze, queste studentesse, queste madri a svolgere il proprio compito in pienezza. Il che significa, proprio scendendo dal concreto, che una sinergia tra ufficio scolastico regionale, dalla quale non si può prescindere, dall’ufficio con l’istituto scolastico, unitamente anche all’associazione dei genitori, possono essere di ausilio per trovare una soluzione anche interpretativa delle norme”.

Un appello condiviso anche da Francesca Sozzi, coordinatrice del progetto In Bloom e referente del Saga, servizio di accompagnamento alla genitorialità in adolescenza degli ospedali San Carlo e San Paolo di Milano: “Seguiamo e accompagniamo le giovani mamme, anche nella mission di prendere un diploma e di portarsi a casa, appunto, un percorso scolastico che poi le possa aiutare a trovare una professione, anche perché altrimenti saranno sempre più fragili. Gli istituti scolastici a Milano, purtroppo, non permettono la didattica a distanza a queste ragazze, quindi c’è il problema delle ore di assenza. La scuola deve essere un’alleata, e a volte questa alleanza bisogna proprio un po’ andarsela a costruire”.

Un dibattito ancora aperto

Il caso di Piacenza mostra con chiarezza quanto il tema sia ancora irrisolto. Tra il diritto allo studio, la tutela della maternità e le rigidità normative, il destino delle studentesse madri resta appeso a interpretazioni e soluzioni locali. Un dibattito che sembra destinato a non trovare una soluzione in brevi tempi. 

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