
Sono passati dodici anni esatti dall'attentato compiuto davanti la scuola 'Morvillo Falcone' di Brindisi. Il 19 maggio 2012 un ordigno rudimentale esplose proprio nei pressi dell'ingresso dell'istituto scolastico, causando la morte della giovane studentessa Melissa Bassi.
La 16enne fu investita in pieno dall'esplosione, così come altre sue sette compagne di scuola.
La tragedia scosse profondamente l'Italia. Da un angolo all'altro del Paese circolavano diverse voci: c'era chi invocava la matrite terroristica, chi la strategia della tensione, ma alla fine il responsabile fu individuato e assicurato alla giustizia. Ricostruiamo insieme quel giorno per ricordare chi era Melissa Bassi.Leggi anche:
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Melissa Bassi chi era la giovane studentessa morta a Brindisi
Alle ore 7:40 del 19 maggio 2012 la città di Brindisi fu scossa da una vera e propria tragedia. Melissa Bassi, studentessa della scuola 'Morvillo Falcone', rimase uccisa nell'esplosione di una bomba artigianale piazzata proprio davanti la sua scuola. La giovane morì immediatamente ma l'esplosione coinvolse anche altre sette studentesse, sue compagne di scuola. Melissa Bassi aveva solo 16 anni quando morì nell'attentato e oggi avrebbe avuto 28 anni: tutti la ricordano come una ragazza solare e sempre pronta per aiutare gli altri. Melissa avrebbe infatti voluto lavorare nel sociale e proprio per questo ogni anno viene organizzato un memorial di calcetto in suo nome , il cui ricavato viene devoluto in beneficenza.
Chi è stato a uccidere Melissa Bassi
Dopo pochi giorni il responsabile fu individuato: si trattava di Giovanni Vantaggiato, titolare di un deposito di carburanti agricoli di 68 anni. Ad incastrare l'uomo furono i video di sorveglianza che lo avevano ripreso in prossimità dell'istituto mentre posizionava delle bombole di gas legate da un innesco comune. Inizialmente fu il movente ad animare le indagini e in quei giorni si susseguirono diverse voci: vendetta privata per problemi di debiti o risentimento verso il preside della scuola. Alla fine però si scoprì che nessuna delle due era la strada giusta. Vantaggiato, infatti, rimase vittima di una truffa di oltre 300mila euro per una fornitura di carburante e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia, poiché il processo non era finito con la condanna di tutti gli imputati. In qursto senso, dunque, l'attacco alla scuola rappresentò una vera e propria vendetta nei confronti dello Stato.