
Attore e regista, Carlo Verdone ha esordito nel cinema giovanissimo, fresco di laurea all’Università con una con una tesi intitolata "Letteratura e cinema muto italiano".
In un’intervista al Corriere della Sera, Verdone ha ricordato così i suoi anni da studente: "Tutti i miei compagni avevano moto o motorini costosi. Io una tragica vespetta verde pisello, non truccata. Loro rimorchiavano molto. Io poco. Io ero disastroso in tutte le materie scientifiche e venivo regolarmente rimandato a settembre"
La bocciatura e quel concerto dei Beatles
In quinta ginnasio fu bocciato per cattiva condotta dopo aver tirato un libro alla professoressa di matematica. Lei gli aveva appena sequestrato quello che stava guardando durante la sua lezione, un’antologia di letteratura.
I sette giorni di sospensione e le scuse alla professoressa non bastarono e lo studente Verdone fu bocciato. Notizia accolta malissimo dai genitori, in casa per una settimana scese il silenzio.
Ma un giorno, il padre di Verdone aprì la porta della sua stanza e disse: “Non te lo meriti, ma c’è un evento molto importante dal punto di vista sociale e culturale”. Verdone ha ricordato così quel momento “Penso alla solita mostra al museo d’arte moderna, le cose da papà.
E invece, lui con aria severa: Ci sono i Beatles a Roma”. Lo abbraccio: “Sei un grande padre”. E lui: “Tu sei un somaro”.
La seconda bocciatura (all'università)
Qualche anno più avanti, all’Università, Verdone avrebbe sostenuto un esame con suo padre Mario, che era professore di Storia del Cinema. La sera prima, a cena, gli aveva detto: "Papà, non voglio aiuti domani, però chiedimi Fellini o Rossellini, che li ho studiati tanto".
E lui, la mattina dopo, serissimo, impassibile, lo aveva interrogato su Georg Wilhelm Pabst bocciandolo perché non era abbastanza preparato.
Marco Verdura