
Quello in corso è sicuramente un anno scolastico che verrà ricordato. Il motivo? I trasferimenti dei docenti: 1 insegnate su 3, di ruolo e non, pari a 207mila, ha lasciato una cattedra per un’altra, più vicina alla sua residenza secondo un dossier redatto da Tuttoscuola.
Questo vuol dire che almeno due milioni e mezzo di studenti non hanno potuto godere della continuità didattica. A farne maggiormente le spese, gli alunni affetti da disabilità, circa il 29,8% dei posti di sostegno sono meno stabili quindi gli insegnanti cambiano sede quasi ogni anno. Ma perché questo? E soprattutto, quali conseguenze ha sugli studenti?
I danni per gli studenti
Questo valzer di cattedre si ripercuote ovviamente sugli studenti i quali vedono venir meno la continuità didattica, condizione necessaria per una scuola di qualità. Ma non solo. Progetti formativi che si interrompono, relazioni educative e personali interrotte e cambi di spiegazione e di valutazione. Per gli studenti si tratta quindi di iniziare nuovamente tutto da principio, con evidenti conseguenze sul percorso scolastico, ovviamente tutt’altro che positive. Tutto questo inoltre nelle grandi città ha un effetto negativo sulla scuola pubblica in generale: le famiglie più abbienti infatti, con lo scopo di evitare che i propri figli siano sottoposti a questo valzer di cattedre, li iscrivono a scuole internazionali. In alcuni casi, invece, preferiscono far frequentare ai propri ragazzi scuole all’estero. Alla base di queste decisioni proprio l’organizzazione, ritenuta non adeguata, della scuola pubblica.
Meno continuità didattica, più bocciature
Nelle scuole dove c’è una maggiore rotazione dei docenti, aumenta il rischio di bocciature e abbandono. A sostenerlo, uno studio redatto qualche anno fa dalla Banca d’Italia intitolato ‘Educational choices and the selection process before and after compulsary schooling’. Utilizzando fonti Istat e provenienti dal Miur, lo studio dimostra che la stabilità del personale docente ha un effetto positivo sul successo scolastico degli studenti. Alla base di queste conclusioni diverse motivazioni: la mancanza di continuità scolastica, la minore conoscenza degli insegnanti con incarico temporaneo della situazione degli alunni e la prospettiva di cambiare scuola alla fine dell’anno che incide in modo negativo sull’impegno.Manlio Grossi