
Di loro ha parlato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurando il nuovo anno scolastico, affermando che “dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia”.
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Ma lo stato dei fatti è ancora ben lontano da questo obiettivo.
La scuola, infatti, non riesce ancora a “integrarli” a dovere. A parlare sono i loro rendimenti e gli elevati tassi di “abbandono”. A immortalare lo stato attuale delle cose un report del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Crescono gli studenti stranieri, ma non basta per invertire il calo degli alunni
Può fuorviare il dato che, dopo una lieve recente flessione, vede tornare a crescere la proporzione di studenti stranieri: nell’anno 2021/2022, ultimo monitorato dal MIM, sono stati in totale 872.360 (in aumento dello 0,8%, recuperando parte di quell’1,3% perso nell’anno precedente). Così come tende a ingannare il fatto che continui a salire il loro impatto: oggi, oltre 1 studente su 10 (10,6%) è straniero (nel 2020/2021 furono il 10,3%).Perché, alla fine, il totale degli alunni - italiani e stranieri - è diminuito ulteriormente di 102 mila unità (-1,2%), a causa di un calo degli studenti italiani di oltre 109 mila unità, che dunque supera ampiamente l’aumento degli studenti con cittadinanza non italiana. E in prospettiva le cose sono destinate a non migliorare, visto che un biennio fa erano oltre 4mila in più rispetto ad ora (nel 2019/2020 furono 876.801).
Alle superiori “perdiamo” buona parte degli alunni di cittadinanza non italiana
Ma, come anticipato, è soprattutto il raffronto tra i due gruppi di studenti - italiani da un lato, stranieri dall’altro - a sollecitare le riflessioni più interessanti. E preoccupanti. Come per quel che riguarda il tasso di scolarità. Fatta eccezione per la fascia di età 3-5 anni, in cui le famiglie straniere tendono evidentemente a tenere a casa i figli, nei gradi scolastici più bassi la capacità di assorbimento del sistema è molto simile tra i due mondi e pressoché totale. Solo che, poi, qualcosa si rompe. Già nella fascia 14-16 anni, corrispondente al primo triennio delle superiori, tra gli italiani rimane stabile mentre tra gli stranieri si scende quasi al 90%.Ma è nella fascia superiore, tra i 17 e i 18 anni, a fronte di un tasso di scolarità tra gli italiani dell’82,9%, quello degli stranieri crolla al 78,0%. In pratica, quasi 1 su 4 sparisce dai radar del sistema scolastico mentre circa 1 su 10 si rifugia nel sistema IeFP, frequentando i corsi professionalizzanti gestiti dalle Regioni. Ancora peggio se sono maschi: tra questi, solo il 70% prosegue fino alla fine del percorso “ordinario”. Nonostante oltre i due terzi (67,5%) degli studenti di cittadinanza “non italiana” facciano ormai parte delle cosiddette “seconde generazioni”, nate nel nostro territorio, quindi teoricamente più integrate nel tessuto sociale.
Meno della metà degli “stranieri” arriva al diploma all’età giusta
La difficoltà degli alunni stranieri nel restare al passo con i loro colleghi italiani la si riscontra anche analizzando l’andamento dei loro percorsi scolastici. A 10 anni è in regola col normale iter l’84,8% degli studenti con sfondo migratorio, frequentando quindi la quinta classe di scuola Primaria. Tutti gli altri hanno accumulato uno o due anni di ritardo.A 14 anni, ossia quando senza incidenti di percorso tutti dovrebbero aver concluso le scuole medie, il numero di studenti stranieri “regolari” scende vorticosamente al 62,3%, mentre il 35,0% frequenta ancora una classe di scuola secondaria di primo grado).
Infine, all’età di 18 anni, quindi alle soglie del diploma di Maturità, la percentuale di studenti “non italiani” regolari scende al 45,0%, mentre il 55,0% è in ritardo. Addirittura l’1,7% è ancora fermo al il primo anno delle superiori. E poi ci sono i tantissimi ragazzi, a cui si è già accennato, che mollano prima. Le ragazze, su questo aspetto, si confermano un po’ più tenaci e costanti dei maschi.
Anche il voto di Maturità risente del passaporto
La logica conseguenza di questo quadro si registra anche alla resa dei conti scolastica. gli esami di Maturità, che per gli studenti di origine non italiana sono decisamente più deludenti. Sempre nel 2021/2022, se tra gli “italiani” a raggiungere il punteggio massimo di diploma (100/100, con o senza lode) è stato il 13,1% degli ammessi all’esame, tra gli “stranieri” ci è riuscito solo il 7,4% tra quelli nati nel nostro Paese e appena il 5,4% tra quelli nati fuori da nostri confini nazionali.Di contro, tra gli studenti non italiani, si registrano alte percentuali nelle fasce di punteggio più basse: il 6,1% (se nato in Italia) e il 7,4% (se nato altrove) ha preso un 60 tondo, il voto minimo di diploma (tra gli italiani ha rischiato di non farcela solo il 3,9%). E un’altra ampia platea, oscillante tra il 25,7% dei nati in Italia e il 29,1% dei nati in altri Paesi si è attestata nella fascia immediatamente superiore (61-70), quando tra gli italiani è stato solo il 19,6%. Non proprio i migliori auspici per il percorso futuro.